NON E’ MODA SENZA FIMI!

                                           Evento moda

    La moda dei piccoli con tante novità che puntualmente la Fimi – Fiera Internacional de la Moda Infantil – ripropone. Presentata al “Recinto Ferial Casa de Campo”, nella città madrilena, anche stavolta nell’80ntesima edizione è stato possibile osservare le varie collezioni di moda, le numerose nonché fosforescenti sfilate delle baby e modelline e simpatici muchacos, accogliendo piacevolmente le nuove leve dell’imprenditoria con buona visione sulle professionalità che ruotano attorno al settore della piccola età. Non solo: lo spazio dedicato ai giovani designers provenienti dalla penisola iberica e da ogni parte del mondo, ha messo in luce potenzialità di tutto rispetto, interagendo coi numerosi agenti commerciali per progetti d’intensa crescita.

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Il ‘ Recinto’ presentando abbigliamento, calzature ed accessori – tutto di prima qualità – dedicato al magico mondo dei mimmi e mimmine, ha inoltre dato l’opportunità ai buyers mondiali d’intessere proficui rapporti in un settore che continua imperterrito la scalata verso bugdet d’altissimo rendimento.

Eccoci, finalmente, a ‘toccar con mano’, l’eccellenza presente nei numerosissimi stand che si aprono al pubblico, sì da visitare Apricot, Condor, Calamaro, Conguitos, Tartaleta,Kauli, Le Chic, Paloma de la O, Kids Chocolate, Lubaloo, Ropa Chica, Mia Y Lia, Carmencitas, Azul Rosa, Lili Gaufrette, Isabel Maria, Manuela Montenero, Lunares En Mayo, Pamipeke, Oca – Loca, Piccola Speranza, Pilar Batanero,Lapiyama, Zippy e tanti, tanti altri marchi ancora.

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Cammina cammina ci incuriosiscono i cappellini di “Doris Ropa” con quella forma simpatica fatta a mò di animaletti e le foto ‘lentigginose’ dei piccoli ribelli. Non solo; ci accoglie l’enorme simpatia che ‘trasuda’ lo stand, nonché le avvolgenti sciarpe che coprono dal freddo…e fanno così tendenza! Eccoci alle scarpe intelligenti! Quelle di Bobux che oltre ad essere deliziose e comode, vengono modellate al fine di rispettare pienamente l’arco plantare poiché la salute passa anche attraverso i ‘piedini’! Calzano dai 22 mesi sino ai 4 anni e i ‘tipi’ dello stand sono veramente ospitali!

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Che meraviglia! Artesania Manolita ha posto vestitini caldi e ben disegnati, tra pigne, noci e nocciole. Il colore e la struttura dei capi ricorda il Tirolo con i caldi colori autunnali, con tanto di fiocchetti e trine che completano il tutto. Kid’s Line è specializzata nelle calze: c’è molto filanca e buon cotone colorato; non manchiamo d’osservare che vengono usati esclusivamente coloranti vegetali nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute per chi li indossa. By Mafalda’s Mom si contraddistingue per i suoi deliziosi copricapo capaci di trovar spazio su testoline nonché.. teste d’adulto. Usano materiali grezzi e, nello stand, trovano posto accessori vari per capelli nonchè trasgressive ‘bandane’ per infanzia ed adolescenza, scatenatissime!

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Da Disegual è tutto musica…o quasi! Lo stand, inconfondibile, al solito è molto grande, animato, coloratissimo, colmo di frutta e champagne per gli ospiti. Bella l’immagine del bimbo con gli occhi color del cielo entusiasta ed allegro, con sotto scritto: love forever. Campeggia l’enorme scritta dell’azienda, Desigual, tutta oro e pailettes, in un frizzante corollario di giacchette, piumini, fuseaux, ove colui che comanda è il Re colore.

Sono tre i grandi eventi annuali che la Fimi organizza regolarmente: quello di cui stiamo parlando, gennaio per l’appunto, in cui è possibile osservare cosa riserva l’autunno-inverno dell’anno successivo, l’appuntamento del 15 – 17 maggio 2015 invece verterà sugli abitini da battesimo e comunioni, nonché il successivo, quello di luglio esattamente, con possibilità d’ammirare splendidi capi primavera-estate. Tutto questo ad una condizione: l’obbligo degli splendenti sorrisi dei bellissimi bambini teneroni che si divertono come pazzi a giocare sulle passerelle seppur coi “vestitini buoni”.

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Ci piace soffermarci un attimo sul perché è stato scelto Recinto Ferial Casa de Campo. Perché all’interno della Madrid Arena, il luogo è giustamente considerato uno dei più valenti della splendida città spagnola, possiede un buon teatro-auditorium, in un notevole raggio d’azione che si staglia per oltre 40.000 metri quadrati di area libera, con un numero non certamente indifferente di capienti padiglioni. Le varie strutture metalliche in un saliscendi di vari piani, hanno permesso d’entrare in perfetta sintonia con la moda, settore tutt’altro che frivolo, capace di segnare positivamente il buon gusto, lo stile, la cultura e anche l’economia. Eccoci alla frutta.. mentre un giramondo di piccoletti alza il cappello. Chapeau! Già alla prossima, con tanto di cappello!

Carla Cavicchini

mail: cavicchini@tin.it

E’ NATALE………ancora?!!?!!?!?!?

E’ indubbio, ogni Dicembre porta il Natale, l’albero, i regali, la famiglia.

Badate bene adoro fare i regali, mi piacciono le tavolate, evviva le luci e gli alberi immensi in città.

 

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Raccontare le storie inventate da me ai nipotini

Allora tutto bene?

Ma non domandatemi dei miei natali da bimbo.

Famiglia normale, anche ricca, ottima educazione, parenti benestanti con buone posizioni di lavoro e sociali. Quindi niente sofferenze, abbandoni, e altro.

Ma mio padre non sopportava le ricorrenze. Mai fatto un regalo alla data prestabilita.

Ogni tanto bussava un fattorino e portava un fascio di orchidee, siamo negli anni 50, per mia madre. Quel giorni per mio padre era un anniversario. E mia madre non riusciva ad entrare in questo ragionamento. Ottima madre, attenta a tutto, ma lasciava un po’ a desiderare in affettuosità.

Quindi niente alberi illuminati e festoni in casa.

Andava bene se per l’Epifania arrivavano dei dolcetti.

Difficile avere giocattoli, all’epoca non esistevano libri per i piccoli, giochi da costruire, bamboline e orsacchiotti, tutto era “stupido”.

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Ho avuto il meccano, in un giorno qualsiasi, e i libri dai 6 anni.

Andare in giostra era incomprensibile, che divertimento andare in tondo, dai Franco non lo chiedere nemmeno. Ci sono andato al Prater con moglie e figli adulti.

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A 7 anni ho avuto un soldatino, allora erano fatti di cartapesta, direi piccoli capolavori. Un capo indiano, fin da piccolo amavo gli indiani e i miei figli me ne hanno regalato uno grande.

Lui e il piccolo, due capi indiani a cavallo, mi guardano adesso mentre scrivo.

Anche il piccolo capo indiano venne non per Natale ma per uno dei miei primi mal di testa, di quelli che mi impedivano di correre e leggere e mi chiudevano in una stanza buia. E che ancora mi accompagnano.

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Padre presente per parlare di D’Annunzio, per consigliarmi i libri, per raccontare la storia, non le storielle.

Che ha conservato nel suo portafoglio un pezzo di giornale che parlava del premio vinto da me consistente in un articolo stampato nel primo giornale uscito per l’Europa unita, concorso fra le scuole superiori. A me disse che nella forma potevo migliorare.

Ma non lo cambierei per tutti i regali di Natale del mondo.

Adesso basta, devo uscire e trovare un po’ di regali per le nipotine, per i figli per……

Ebbene si da anni ho l’albero di Natale in casa, ma non lo faccio io. E le tavolate con il centro tavola natalizio.

Amo ogni festa ed ogni occasione di stare insieme. Non lo dite a nessuno, ma mi piace fare regali e pensierini in giorni qualsiasi.

Per favore, vi prego non chiedetemi dei miei Natali da bambino, preferisco i tanti viaggi che all’epoca facevamo, in una splendida Topolino decapottabile, e come guida turistica il babbo.

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Franco Pericoli

         Dove passare la notte di Capodanno?

Molte le proposte fuori città per la notte più eccitante del 2014, ma nessun programma tiene conto del viaggio di ritorno dei festaioli. Che potrebbero essere demotivati a guidare dopo i festeggiamenti, per libagioni un po’ troppo abbondanti o per pura stanchezza.

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Quest’anno, però, a pensarci con qualche anticipo e raccogliendo proseliti fra amici e conoscenti, si può ottenere di…essere riaccompagnati a casa. Alla c.s. di presentazione del Teatro liquido, nuovo nome di Guascone teatro per l’annata teatrale 2014-2015, è stato proposto, per quella notte, di offrire un pacchetto contenente la cena, lo spettacolo e l’autobus. Proposta che piace sia al Sindaco di Bientina che all’Assessore alla cultura di Casciana Terme, le due località coordinate dall’attore in capo invitato dai due politici sul loro territorio, Andrea Kaemmerle. “… il primo passo verso un cammino che già da questo anno vuole essere incredibile e magico: due bellissimi teatri si uniscono per dare ancora più possibilità ad artisti di tutta Italia di trovare accoglienza per progetti coraggiosi e temerari. Una girandola di eventi tra teatro, musica, poesia, canto, cinema e spettacoli per bambini. Guascone Teatro , nel suo 25° anno di attività…..”dice Andrea. “Perché il Teatro si chiama “liquido”? Domando. Risponde “Liquido perché Bientina e Casciana Terme sono città di acqua. Liquido perchè siamo fatti di una sostanza fluida che si lascia plasmare ed assume le forme dello spazio senza perdere le caratteristiche di sagace allegria ed ironico immaginare il mondo. Liquido perché siamo un teatro senza tabù, senza barriere.”

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Le principali proposte durante l’anno si affidano a nomi quali Paolo Migone, Alessandro

Benvenuti, Katia Beni, Anna Meacci, Rita Pelusio, Jacob Olesen e la Brigata dei Dottori. La forza di cantautori di livello internazionale come Giorgio Conte e Pippo Pollina. Opere liriche con orchestra e cast stellare, Gospel con 50 voci. Poi tante prime nazionali e tante produzioni di Guascone Teatro. Senza mai venir meno ad una “vocazione artistica tutta concentrata su un disegno di comicità poetica.” La sintesi di questa formula di successo la fa lo stesso Kaemmerle “Godimenti per pancia, cuore e mente con una squadra di artisti di innegabile bravura e sensibilità.” Per completare il quadro, i due teatri ospiteranno scrittori e registi di fama per far loro presentare libri e film nel corso dell’anno.

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Per tornare alla notte di Capodanno,la cosa da fare subito è raccogliere molte adesioni al progetto (di prezzo contenuto) consistente in una cena seguita da teatro con brindisi alla mezzanotte ( ricordando che per fare un autobus ci vogliono 60 persone). Comunicare il numero dei partecipanti a 3280625881 oppure all’Ufficio Stampa di Fabrizio Calabrese alla mail fabriziocalabrese@tiscali.it , cell 3475119016. Lo spettacolo al Verdi di Casciana Terme è Balcanikaos a Praga magica e quello al Teatro delle sfide di Bientina è Tra pochade e vaudeville.

Buon Anno con Buon Teatro a tutti!

Lucia Evangelisti

                                      BRUCIA LA CITTA’…..Anche Palazzo Vecchio!

Quando la moda incendia!

 

Rosso fuoco, rosso diavolo, rosso ‘passion’ con strass e deliziose schiene nude. Tutta colpa del diavolo quando appunto ci mette la coda! Belle le ‘luciferine’  che ti accolgono con splendidi sorrisi, tutte truccatine coi loro lunghi tacchi  color dell’oro e del nero con plateau e risvolti coloratissimi  che fanno tanto glamour!

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Siamo nel “Salone  dei  Cinquecento” in Palazzo Vecchio   per seguire il concorso internazionale a mò di celebrazione della prima edizione del “Premio Giulia Carla Cecchi”,  ricordando il centenario dalla nascita della signora Giulia Carla, nonché  lo spirito, la competenza, l’innato suo stile unito al rigore. Questo con grande consapevolezza di trasformazione dei materiali oltre che delle tecniche di lavorazione.  In onore a Giulia Carla Cecchi, la prima stilista ad esporre alla Galleria del Costume di Firenze, è stato indetto il primo concorso rivolto a giovani creativi, designer della moda donna, scoprendone le novità sino a farle divenire perché no? Vero e proprio must!. La particolarità della maison, nata nel 1933, è stata non solamente la sartoria su misura ma anche l’alta moda originale ed artigianale diffusa nel mondo. A seguire le “Collezioni d’autore”, semplicemente esclusive ed uniche, presentate e distribuite dalla città dantesca. Giulia Carla  Cecchi  con semplici nastri creava abiti da sogno e stupende le lavorazioni goffrate capaci di permetterle l’esposizione nei musei. La figlia, Pola Cecchi,  già con la madre ne condivideva l’evoluzione, la gestione, contribuendo all’ulteriore sviluppo della maison , sino a creare questo premio onorandone l’enorme sapienza, l’avanguardia e l’eccellente creatività. Eccoci ai  vincitori, ben dodici, con tre ‘opere’ selezionate, poiché la moda quando è ben fatta, è vera e propria opera d’arte!

Nutritissimo il parterre dei giurati mentre incalza la giornalista della Nazione Titti Giuliani Foti  definendo l’omaggiata – la signora Giulia Carla –  vera e propria  pioniera di  classe e professionalità,  proseguendo con: “ oggigiorno troppi scarabocchiano dicendo sono stilista…mah!, e, se permettete, proseguo osservando in questo concorso  la mancanza di Polimoda; sì, un po’ ci dispiace, speriamo nella loro presenza la prossima volta!”  . Prosegue la giuria con Caterina Chiarelli  direttore della Galleria del Costume  di Palazzo Pitti di Firenze,  dicendo che è bello conoscere che Pola Cecchi  dia la possibilità proprio nella città gigliata di fare  esperienze dirette, cosa che,..francamente,  non fanno gli altri! Questo in  un luogo colmo d’arte dove proprio con il mitico Giorgini nacque il “Made in Italy. “Pola è mecenate di tutto questo e, credetemi, è bello sapere che nella nostra città esiste una simile signora capace di continuare con grande energia ed  impegno un importante settore produttivo. Non ci resta quindi che accogliere a braccia aperte questo concorso internazionale scoprendo talenti emergenti.”

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Incisive anche le parole dell’architetto Mariella Zoppi: secondo il suo pensiero “Vestire un corpo è come costruire una casa autonoma, una cosa da trasferire…trovo molto piacevole le novità riscontrate nei tessuti, nonché l’adesione da parte  dell’industria verso buone valenze estetiche, capaci di riflettersi  nel domani”.

E mentre Andrea Barducci Presidente della Provincia di Firenze osservava  la solidità del premio grazie all’estremo rigore, “ Sono grato a Pola per l’entusiasmo che porta qui, a Firenze, e non solo. Ella ha sempre visto nella moda un punto di riferimento sul quale scommettere, nonché competere,  ed è rassicurante leggergli nel volto quell’entusiasmo che poi altro non è che la sua forza. Stasera qualcuno di questi ragazzi, di questi giovani talenti, emergerà, saliranno in alto e permettetemi di dire, con grande rammarico,  d’essere   profondamente dispiaciuto dell’assenza  di quei giovani  stilisti provenienti da Singapore, ‘grazie’ (!) alla mancanza del visto.”

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Particolarmente incisive le parole di Eugenio Giani nel ricordo di Giovanni Battista Giorgini – ‘inventore’ di Pitti…”lui che organizzò la prima sfilata italiana presso Villa Torrigiani in Via dei Serragli, per essere  poi  replicata  nella “Sala Bianca” di Palazzo Pitti. Proseguiva poi Giani  menzionando “ il giglio rosso in campo bianco – ecco la vittoria guelfa –  stemma nonché emblema fiorentino  in quel  di Palazzo Vecchio…seduta stante! Originariamente già Palazzo dei Priori. Il Presidente de Consiglio Comunale   non mancava poi di menzionare passi di storia, con … “Firenze già nei secoli passati coltivava l’arte della lana, l’arte della seta, ben vengano quindi tali eccellenze, frutto dell’ingegno e dell’opera di artisti artigiani di cui grandi sarte fiorentine  ne hanno disegnato il percorso. Vedo una Firenze bella: Pola ha seguito la mamma in quanto la moda è l’anima del futuro.”

 

Appare adesso  un video con le due protagoniste, mamma e  figlia che ne segue egregiamente il  percorso. Immagini storiche ove ad entrambe vengono tributati molti onori. Si osservano vestiti  preziosi come gioielli, tanto che alla Galleria di Palazzo Pitti  furono donati tre abiti. Pola, addirittura è “Cavaliere del lavoro”. L’immagine scorre e la signora Giulia Carla Cecchi spiega che le basta un’occhiata per capire dove  agire: è una donna solida che nutre una gran passione per il proprio mestiere  svolto sempre con estrema professionalità. “Guardo  le spalle,  i  fianchi e  poi trasformo il tutto aggiustando se ce n’è bisogno. Cominciai a vent’anni senza saper cucire eppur ricca di buone idee poiché ogni idea è movimento. Sono stata una delle ultime ad andare a Milano… non sono mai stata contenta di questo trasferimento nel nord’Italia: non è dipeso certamente da me.”

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Che donna Giulia Carla! Mentre continuano a scorrere le immagini lei osserva che, nel corso degli anni non le sono state risparmiate vicissitudini e traversie ma che, nonostante tutto, è sempre riuscita ad andare avanti nel suo percorso…questo lo aggiungiamo noi, di stile!

Eccoci alla sfilata con buona musica: L’abito viola del ’76 è corto, essenziale, con bello scollo a ‘V’ dietro. Rifinisce il tutto il gran cappello che…si fa osservare! La modella successiva sfila ‘in lungo’: indossa un colore cognac del 1997; con grande nonchalance  si sfila  la giacchettina in perfetta sintonia. Quello del ’68 è molto scivoloso e quello del ’73 è particolare in quanto  tutto ‘perla’ e svasato. Arriva un modello datato 1958: preziosissimo in quanto tutto rifinito  di perline applicate ‘a mano.  Ecco poi abiti i di gran aderenza che segnano bene il punto vita a maglia; particolare la foglia che richiama i colori autunnali. Tre splendide fanciulle avanzano saltellando con grande brio: ricordano il richiamo della natura, simpatici folletti che danzano pieni d’arte e di gusto. Signori…l’abito da sposa è pronto da farsi ammirare. Bisogna osare! Chi l’ha detto che deve essere per forza bianco! Inoltre ha un bello scollo dietro! Originale poi quel modellino  a strisce tagliate di sbieco con inserti di pizzo. Rieccoci ai fiori d’arancio per qualcosa di bello e ‘modulare’ tipo giacchino staccabile per coprire ogni esigenza! Sempre per le sposine, di grande suggestione quello da cattedrale con lungo velo e fiocco dietro che, tra  l’altro con abile gioco, si trasforma per la sera con maniche d’effetto.

Sull’orizzonte imperversa tanto raso, seta, pizzo, con buona  lavorazione a ‘goffratura’ adatta per ilvitino di vespa. La modella è molto teatrale e l’incedere è da Princess Grace Kelly.

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Avete a questo punto compreso che, con tali creazioni, si possono fare eccelse opere d’arte.

Bizet irrompe con tutta la sua energia colle note della Carmen, mentre l’etoile    si muove in un balletto a trois su note regnanti l’amour. Lei è bella, vibrante, si siede “in alto” sui ballerini. Mentre viene osservata la grande tonicità, volteggia come una libellula, gli spacchi sono ampi, fa la ruota, eppoi si concede in un finale strepitoso, altera ma  tuttavia garbata.

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E’ il momento delle premiazioni per i baldi giovani e nobildonne dai 18 ai 28 anni, per la prima edizione del “Concorso internazionale “Premio Giulia Carla Cecchi” – ricerca, elaborazione e trasformazione di uno o più tessuti in una creazione di alta moda” . Un invito esteso non solamente agli italiani ma anche agli americani, ai tedeschi, a quelli di Singapore e tanto altro mondo ancora. Molti di loro sono ospiti e si trattengono per ammirare Firenze e l’arte che emana.

Marina Astarita  viene da Salerno: a lei va un buon riconoscimento. “La mia ispirazione è stata il Battistero e tutte le geometrie attorno”. Brava Marina!

Brava anche Giulia Attioli di Orvieto che fa vedere cose belle e particolari. Non manca il tocco originale di Lucia Comanducci di Anghiari con quel tessuto fatto di legno…sì, proprio quel  legno da modulare ed ondeggiare.  I giovani di Singapore purtroppo non sono potuti venire, però dalle immagini che ‘passano’ viene spiegato quel bel profilarsi di linea e di studio ‘ diversi’,  con buona tecnica e  bel tessuto ad intarsio.

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Paolo Jessica si avvale di linee estremamente semplici ma da volumi particolari. Eccoci al bel Eros Razzi da Chieti e  suo nobile portamento nonostante sia tutto – in buona parte – avvolto di cinghie! (Prima di lui lo faceva Moschino…dicono addirittura frustasse…!).  Ha un buon taglio corto ed è altamente dissacratorio grazie al suo stile flamenco, alla morbidezza dei tessuti, a quella grafica che propone con grande ironia e ‘dissacro’. Sembra di veder fumetti con figurine  dai  lunghi colli  obliqui, contorti, con sopra occhioni sbarrati ed impauriti  ma anche  ironici. Perché lui è ironico…semplicemente  Eros!

Laura Vendramin viene daTreviso, le piacciono gli origami; la passione per la moda l’ha presa da mammà. C’è  buon lavoro e tanto ricamo.

Alfonso Zitoli è di Bari: segue la linea artistica e concettuale  con  meno tecnicismo e maggior naturalità. La sua particolarità è che con il fuoco arriccia il tessuto. Una menzione va a Singapore per la perfezione ed accuratezza di Liau Jia Hui. Prepariamoci. La terza vincitrice è Nabilia Karimah. Viene da Jakarta e presenta lavori tridimensionali con idee avveniristiche e scomposizione di volume e superficie.

La seconda vincitrice è Simona Rossi e viene da Siena.  Vince con 90 punti su 100. Gioca sul contrasto del peso e del volume; la sua è una collezione eterea ed opaca che si ispira ai fiori di campo in un clima di gran delicatezza ed allure. Buono il contrasto tra la maglia ed il tessuto.

Finalmente! la vincitrice, Sara Diana Kadesh che viene da Berlino e lavora per  Adidas. Si aggiudica  il premio di tremila Euro. Presenta una creazione di grande artigianalità e buona portabilità per uno stile semplice, chiaro e naturale con  stile e stilemi capaci d’evocar sassi e pietre della madre terra.   Ringrazia ricordando i genitori che le hanno fatto da supporter per  cui ella crede  fermamente.

Un colpo di flash. Ebbene, sì,  ancora sfilate  con la disinvolta e slanciata Veronica che presenta  a meraviglia nell’ampio salone di Palazzo Vecchio in un  ‘fil-rouge’  carico di “red passion”!

Una ‘cappuccetta rossa sorride lasciando trasparire che è meno ingenua di quella della fiaba. Ma quanti spacchi, piume e pizzi! Si vedono tanti ‘V’ e colpisce quel pantalone d’estrema femminilità.   bella pure la tuta. Piacevole la  mantella da zarina con composizioni accuratissime poste sulle braccia  e poi tutte quelle stole coi bei motivi ‘dietro’. Sofisticato quel velo che copre da capo a piè con ‘sotto’ tanto  lucido.

E, mentre tutto arde, la marcia di Radeski ‘sale’ incendiando l’aria di felicità della signora Pola  che ringrazia  colma di gioia per il bel momento,  più che riuscito, dell’evento fiorentino. Questo grazie anche alle  associazioni, al volontariato, ai club, a chi si occupa di cultura, etc.,  di cui  lei ne è fedele sostenitrice ed amica.

La serata poi proseguiva per una buona cena presso l’ Hotel London, voluta appositamente   per gli ospiti di Pola Cecchi. Seduto, tra il numeroso pubblico, degustava tutto sornione  un signore con bella sciarpa avvolta.

Piacere, buona sera…lei cosa fa nella vita? Di cosa si occupa?   Ed egli un con lampo negli occhi, in un misto di napoletan–magrebhino…”Son tenore!”

Mannaggia.. e ci ha preso in giro tutta la sera anche se…sul finir della nottata, veniva smascherato rivelandoci  la sua vera identità. Signori, e signore, stiamo parlando del professor  Pasquale  Mennonna, neurochirurgo di fama internazionale .

Che ci volete fare? Anche i chirurghi possono essere simpatici  guasconi. Giusto?

 

Carla Cavicchini

www.paomaplica.it

 mail: cavicchini@tin.it

    LA SCARPA GIUSTA

                                            Il Lions Club Firenze  Stibbert l’ha trovata!

    Quel bell’uomo  ruvido ed intenso  nonché profondamente umano che veniva da Bonito, luogo dell’ avellinese  e che…poco a poco maturò esperienza sino a saperne una più del diavolo tanto …che gli fece pure  la scarpe!

Insomma, Salvatore Ferragamo  pur non essendo medico  si appassionò talmente all’anatomia del piede  da studiarne   ben bene l’arco plantare, comprendendo l’importanza di  una buona  distribuzione del peso. Quindi non solamente calzolaio ma anche artista ed ingegnere della scarpa. La storia dell’uomo è scandita egregiamente  dalle strade percorse. Il piede che cammina, orienta…tutto attentamente,   riscontrabile anche   attraverso l’attitudine psicologica, culturale, emotiva, sociale ed anche   religiosa. Per saperne di più vai al Museo Salvatore Ferragamo di Firenze al Palazzo Spini Ferroni in Piazza Santa Trinita  per vedere la mostra Equilibrium curata da Stefania Ricci e Sergio Risaliti –  sino al 12 aprile 2015 – ove un pendolino argenteo  ti guida nel  percorso alla ricerca del perfetto equilibrio.

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Osservi  Charlie Chaplin e i suoi buffi scarponi assieme all’inconfondibile postura del mitico Charlot,  l’uomo sulla luna con le sue impronte…tutto parla, tutto  racconta. Cammini e respiri arte a fior di pelle mentre ci dicono che,  volutamente, ogni anno Il Museo fiorentino propone una mostra a tema. Come  lasciar perdere una simile occasione? Occasione presa al volo dal Lions Club Firenze Stibbert, precisamente dal suo  presidente Giuseppe Zappalà, nell’organizzare il bell’incontro in unione con il  Lions Club Firenze  Palazzo Vecchio.

Nel fulcro dell’equilibrio, negli ampi spazi luminosi e profondi, ci raccontano che il tenace Salvatore – undicesimo di ben 14 figli – si scontrò con i  genitori, semplici agricoltori eppur pieni  di fierezza, nel voler  ostinatamente fare il calzolaio, e proprio la sorellina gli fece da modella alla tenera età di nove anni, offrendogli il piedino per belle scarpine fatte artigianalmente ad hoc. Tutto questo con gli scarti del calzolaio accanto…dal momento che erano scarti! Chissà se  il tizio della  porta accanto percependo  il talento di quel fanciullo del profondo Sud, glieli avrebbe dati quei i ritagli…chissà…

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Proseguiamo poiché adesso la cosa appassiona. Napoli. Eccola all’orizzonte, limpida e luminosa, dove il nostro artigiano proprio nella città del sole affinò ulteriormente il gusto estetico, ma… è tempo di emigrazioni;  c’è l’imbarco per Boston,  dove già i fratelli avevano trovato alloggio nell’America dei sogni. Il nostro  adesso lavora in una fabbrica di calzature dallo standard veloce ma senza struttura anatomica. Gli si accende una lampadina:  bello, giovane, pieno d’energie, a Santa Barbara in California – c’è il centro industriale Ferragamo –,  apre  un negozio facendo gli stivali in pelle – belli e comodi –  per i film western, forte dei suoi studi di anatomia e dello scheletro umano. Capisce l’importanza del supporto nell’arco plantare, tanto da applicare il ‘cambrione’ (ogni scarpa Ferragamo ce l’ha)  qual sorta di  ammortizzatore per equilibrare il peso,  in quanto  l’equilibrio è  fattore costante della sua vita. Ad oggi i brevetti depositati sono oltre 400 e curiosità! Fece gli stivali anche al Duce. Sissignori,  a Benito Mussolini per i suoi piedi doloranti, capaci dopo  di trovare un buon guscio grazie alla maestria del buon Salvatore.

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Ma ecco che gli orizzonti si aprono ancor più: Hollywood è nell’aria ed egli la respira così intensamente tanto da divenir calzolaio delle stelle hollywoodiane. Tutte lo cercano, tutte lo desiderano, ai piedi vogliono piume, ed lui le accontenta. Nel 1927 torna in Italy! Alla ricerca di valenti artigiani per poi esportare sapienza ed estro e proprio nella città dantesca, luogo d’arte d’eccellenza, di cultura, di grande abilità manuale, trova pane per i suoi denti. Passa il tempo ed ecco  nel 1929 affacciarsi  la crisi: mannaggia, non si esporta…la terra italica è poco conosciuta…bisogna inventare qualcosa! Palazzo Spini Ferroni non s’inventa, è lì, bello, fiero e da usare! Il rischio è c’è…da pagare l’affitto, il lavoro durerà? Ma la tentazione è troppo  forte e nonostante il contratto ferreo l’adrenalina sale a 1000 . Tanto che l’altro “Quello stupido calzolaio ha preso questa nobiltà!” .

 

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Calzolaio sì, stupido proprio no!  Arriva  il momento di prender moglie all’età di 42 anni. Lei è  una diciottenne bellissima, Wanda, dolce ma con lo sguardo ferreo  come del resto ‘conserva’ tutt’ora. Alla figlia del dr. Bonito bisogna proprio mettere la ‘fede’ e l’unione viene coronata da ben sei splendidi  figli.

 

 

 

 

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Il resto è storia. I Ferragamo oggigiorno sono una potenza  in tutto il mondo.

Nei vari filmati che ti accompagnano il mitico Salvatore è seduto tutto preso da una tomaia che sguaina,  modella, sino a darne corpo per renderla versatile come un guanto. Non manca il cambrione, ed egli è talmente preso che …” non alza lo sguardo nemmeno per un salutino!”

‘Attaccate’ trovi la verace Magnani, la prosperosa Sofia Loren, l’eterea Audrey Hepburn, ed altre dive ancora. Tutte amiche e modelle del buon ‘Salvatò’: in lui avevano trovato le scarpe giuste per i propri piedi. Che bella ‘zeppa’! Siamo nel 1938, l’dea è vincente, ma la crisi si riaffaccia ed il cambrione costa! Si sostituisce con altro, con il sughero sardo, perché no! E’ talmente versatile!

Che meraviglia quel sandalo ‘invisibile’ tutto tirato dal nylon … l’estro è talmente alto che ottiene e riconoscimenti e la vincita del prestigiosissimo  Premio Neiman Marcus. Ti giri e vedi altri materiali che si modellano perfettamente quali paglia, rafia, feltro, persino oro! Stupenda la zeppa del 1939 creata per Judy Garland  e… magia! Son quelle che si trovano oggigiorno vista l’attualità del momento. Ma  non è finita poiché se osservi ancora trovi seta, pelle di leopardo marino qual pelle di pesce ed altre morbidezze varie. Lo ‘stiletto’ della Monroe è meraviglioso, Marilyn impazziva per tali calzature, tanto da averne una vera e propria collezione. Della bella bionda ci sono altre scarpine comprate anche alle aste. Quella rossa tutta strass sarebbe da rubare esponendola come soprammobile! Eccoci al mondo delle forme in legno: ce  sono  una infinità: per Lana Turner, Carmen Miranda, udite udite! Per il Royal baby, per…mamma mia, ci vorrebbero pagine e pagine per elencarle tutte per uno ‘step’ fatto da prototipo e forma in legno, sino ad arrivare al prodotto finito: a  quel punto metti il tacco che vuoi! Salvatore Ferragamo ‘giocava’ egregiamente sulla lunghezza e larghezza in un caldo e comodo equilibrio, tanto da farsi  avvolgere come un reggiseno. Tale concetto fu poi ripreso dalla figlia Fiamma e… i risultati sono evidenti!

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L’installazione con tutti quei video parlanti  è particolare: vedi James Ferragamo, figlio di Ferruccio Ferragamo – che bel ragazzo! – che parla del lavoro, e poi ancora la fabbrica, i macchinari e gli artigiani. Scorri ed ecco Jerry: il suo compito è quello di occuparsi dello studio medico della calzata. Altra ‘ ala ‘ mentre la gentile e preparatissima signorina ci guida nel percorso di  visita guidata. Un motto regna osservando che la camminata è il successo dell’umanità. Non mancano vari quadretti capaci di spiegare la complessità anatomica del movimento. Trovi pure Dante che racconta di camminata ed equilibrio. Segue l’uomo con costellazione tridimensionale. Interessante il concetto di equilibrio  ribadito da Becket  qual essenza teatrale.  Appaiono  gessi preparatori per trattati di anatomia umana  del XVI sec. qual materia di studio  per gli artisti, nonché calzature antiscivolo ( sul retro ci sono i fori con ventose ) realizzate  per i bimbi. Non manca la provocazione artistica di  Marina  Abramovic e Bill Viola dal momento che … si parte con le scarpe, ma soprattutto con la mente! Inevitabile il legame tra camminare e modo di pensare quale passo che scandisce la storia.  Una struttura tutta acciaio  attira  l’attenzione come una spirale in movimento composta da 28 ossa. Il mondo circense nello spazio adiacente ti invita alla visione di funamboli, acrobati, saltimbanchi con tante immagini in equilibrio su una sfera. La fervida fantasia  ti fa vedere una sorta di scala in ferro con l’acrobata invisibile. Eccoci all’impatto emozionale tramite quel video nel quale si vede  il Texas e, simultaneamente, vedi così vicino…così lontano…Sbaglio o un film si chiamava  proprio così?

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Lo spazio neoclassico è ispirato all’arte greca, alla delicatezza di vesti e volti celestiali. Ci sono opere del Canova, la scuola di Raffaello…arte pura che ti rapisce rendendoti protagonista. Non possono mancare le ballerine  così eteree e celestiali accanto a lavori di Degas, libri e buona musica che enfatizza ulteriormente l’atmosfera. Attorno  sentiamo la leggerezza del velo, dell’impalpabilità come l’opera su carta del Buontalenti  che accompagna nel percorso finale. Isadora Duncan ti dona le scarpette mentre  quell’unico  filo conduttore unisce l’insieme delicatamente, in punta di piedi.

Avrete già capito che tutto ruota intorno a suggestioni, paradigmi, con l’ausilio dell’arte e dell’architettura in ogni declinazione. Ma adesso c’è meno fantasia in quanto colpisce la gigantografia bianco/nera di Salvatore e Wanda Ferragamo. Lei è bellissima e maestosa; labbra ben dipinte, pettinatura ondulata, svolazzante. Al posto degli occhi indossa due diamanti purissimi ‘tagliati’ a mò di triangolo. E’ lei la donna di casa. Donna Wanda che, nonostante le 90 e passa primavere, dicono che ‘batta’ ancora il pugno. No, non è figura da lasciar lo scettro.  Ed ecco il pendolo. Vggg. Vggg, regna su tutto  poiché  la saggezza è anche Equilibrium.

 

Info: 055 –  35.62.813 – 055 – 35.62.846

www.museoferragamo.com                             Carla Cavicchini

         Un tocco d’arte squisitamente pugliese:  In Toscana

        In un sofisticato gioco pittorico  di castelli e non solo, la Puglia, calda e solare regione italiana, stavolta è approdata a Firenze da Moyè per l’esattezza, in Via del Parione al n. 16, presentando  opere varie  di eccellenti artisti ricchi  di grande abilità manuale ed  estro creativo.

L’appuntamento condito ben bene di arte, storia e cucina, ha  permesso di ospitare la bella mostra curata da Gino Apicella per  “Castelli di Puglia”. Questo per far raccontare ai pittori, attraverso le loro opere, l’affascinante mondo architettonico dei manieri posti in quell’angolo italico dove il sole splende incessantemente ed il sorriso è il primo biglietto da visita.

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La mostra in precedenza è stata vista a Cefalù, con il patrocinio della Regione Sicilia, prendendo spunto dal fatto che Federico II  di Svevia soggiornò lungamente nella bella isola, nonché in Puglia. Da qui la definizione di Castelli Federiciani; in terra toscana ne è degno esempio la rocca samminiatese, ancor oggi capace di far da padrona nello splendido paesaggio pisano. La Sicilia  gli fece pertanto omaggio rinnovando un periodo tra i più splendidi per la Trinacria.

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Attualmente, fino al 17 novembre, è possibile ammirare le tele di sette artisti il cui tema dominante è l’onnipresente castello, visto che la Puglia ne è zeppa. Un luogo che, ovunque ti giri, ti lascia scoprire una bella chiesetta rupestre, imponenti cattedrali romaniche, nonché segni indelebili delle passate dominazioni normanne, sveve, angioine, e tanto tanto barocco.  In Puglia il mare è cristallino, sugli scogli è piacevole arrampicarsi, in mezzo a contorni di parchi nazionali e tanta natura selvaggia.

L’occhio scorre e noti  il Castello Ceglie Messapica, dipinto in maniera personalissima con l’originale installazione che si chiude a mò di libro. Prosegui e noti Castel del Monte col gufo – si, proprio il gufo dai tondi occhi –  nelle scoscese campagne con  splendide gocce d’oro che unificano il tutto. E qui non guasta dire che proprio Castel del Monte venne fatto erigere attorno al 1250 per volontà del grande Federico II di Svevia.

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Particolare poi  il lavoro di china per buoni tocchi stilistici e sofisticato  collage tutto pizzo e trino per il Castello di Oria. Spettacolari i notturni, per la suggestione regalata, per quei ‘svolazzi’ in cui le alture si toccano, nonché  per l’austerità e la  bella luce imperante. Inquietante il Castello di Lucera nel foggese, squisitamente angioino, in quella  vallata ove  lo spettatore osserva pensieroso.  Ti sposti ed ecco la luminosità del verde del  Castello di Bari, di grande effetto  posto volutamente  in tralice. Adesso non vi spaventate per il Castello di Conversano detto anche “ Castel del guercio”. Anche se il  nome rimanda ad altro, notiamo invece molto giallo e buona luminosità. Mentre ci soffermiamo sul Castello di Trani, ci informano che – finalmente! – la precedente trascuratezza ha lasciato posto a una buona ristrutturazione per volontà disposizione dei tranesi. Non è poco, anche perché la cultura non conosce limiti.  Noti Castel de Monte: c’è poco da dire per la sublimità del pennello artefice di un’opera certosina.

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Abbiamo parlato di undici lavori di sette artisti: doveroso adesso farne il nome:

Tommaso Apicella, Mariantonietta Bagliato, Michele Damiani, Ugo Martiradonna, Franco Menolascina, Ivo Scaringi, Darzy Valery.

Tutti molto bravi. Vi aspettano da Moyè e, vista l’eccellente cucina pugliese, anche la capatina enogastronomica non guasta proprio.

Arte e gusto. Cosa vuoi più dalla vita?

      Carla Cavicchini

Mail: cavicchini@tin.it