Quando gli angeli raccontano le storie

   Da un vecchio mulino ad acqua usato per il granoturco ed altri cereali può nascere tutto, anche la “Casa Museo degli spaventapasseri” in quel di Roncegno Terme (Tn), che ben gelosamente il Comune conserva per l’altissimo valore etnologico che rappresenta per piccolini ed adulti.

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Mulino Angeli”, oggi sede museale, si snoda in un percorso affascinante grazie anche a quelle scale di legno che ti fanno soffermare su ampi ballatoi un tempo calcati dal mugnaio e dai suoi aiutanti, per questa mostra permanente ed unica nel suo genere ,’firmata’ dal fotoreporter Flavio Faganello. L’oggetto di tanta maestria permette di soffermarsi sul quel disinvolto progetto “Mail Art” – bisogna ribadirlo che il tema è quello sugli spaventapasseri? – arrivati da ogni parte d’Italia e del mondo in questo delizioso paesetto del Trentino.

In questo luogo colorato e divertente, è senza dubbio da apprezzare il grande valore culturale ed etnografico di ciò che rappresenta poiché i nostri cari amici, chiamati anche fantocci o spauracchi, rappresentano i surrogati nonché i ‘feticci’ della presenza umana nei campi. Se ci spostiamo nei piccolissimi passetti, ‘dietro’, trovi le fotografie dei contadini d’autore ( sì, proprio le loro foto! ) scattate nelle varie valli del Trentino e qui gelosamente raccolte.

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 Questi simpatici “pali di legno” aventi la funzione di spaventare gli uccellini sì da conservare il raccolto ( beh…dopo un po’ i passerotti si abituano e.. cominciano a ‘beccare’ ) sono qui presentati in ogni foggia, forma e dimensione: grandi, piccoletti e, sopratutto divertenti in quanto vestiti – travestiti – da buffi cappellacci, scarponi campagnoli, con tanto di nastri plastificati, maglioni informi ‘tarmatissimi’, accanto a zucche sapientemente cesellate, camicie logore, palloni ‘svuotati’, nylon ben appallotolati, ed ancora pezzi di sughero, lattine varie, giochi di bimbi, vecchi ‘cappottacci’ coloratissimi dismessi e… basta così! No, non basta così: quella bambola colla faccia volutamente girata dallo sguardo satanico inquieta non poco: chissà se la costruzione è avvenuta dopo aver visto L’Esorcista !! Com’è quella filastrocca recitante: “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio”? Beh…siamo quasi in tema! Nel nostro girovagare mentre le ‘cartoline’ apposte dietro documentano la saggia civiltà contadina, (non certamente di palo in frasca…) veniamo particolarmente attratti da Girolamo, bellissima testa (diciamo subito imprestata) in legno tutta colorata con sguardo stralunato del nostro ‘attore’, che si ritrova colle belle guanciotte rosse e baffi corvini. La storia è veramente curiosa. Ascoltate dunque: il caro manichino, di giorno veniva infilato nella ‘terraccia’ tra i filari delle vigne, per essere riportato poi la sera nell’abitazione del suo vecchio contadino ‘creatore’, desideroso questi di buona compagnia. Passa il tempo, l’anziano muore e ...Girolamo adesso è presente al Mulino Angeli, però ‘ocio’ che l’è sulament imprestèè!!!

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Stupende le preziosità raccolte nelle teche in vetro, ove è possibile incantarsi davanti ai magnifici giochi in legno che partono dal 18° al 20° secolo della Val Gardena – zona altamente conosciuta per l’abilità dei loro intagliatori – che si distinguono nel panorama mondiale dell’artigianato locale. La bambola più piccola del mondo, tutta scolpita in legno è un vero e proprio gioiellino e, simpaticissime quelle teste legnose raffiguranti burattini goliardici. La nostra guida instancabile continua nel presentarci addirittura i giocattoli russi della “Prima guerra mondiale” con accanto la stupenda ‘ruota’ costruita dalle mani dei nonni.

Usciamo. Eccoci alle famiglie – non sono state dimenticate – con tutta una serie di strutture che si trovano in loco, quali fasciatoi, spazio gioco per bimbi, riduttore w.c, nonché tranquillo angolino per allattare i bebè. E non è finita: il simpatico parco giochi allestito sul prato è luogo ideale per le scolaresche che vengono a visitare il Mulino Angeli , ma attrezzato per ogni fascia d’età! Tante inoltre le proposte che si affacciano che per curiosioni e cultori, quali l’Erbario, laboratorio didattico capace di far apprezzare e conservare le piante del territorio, L’orto degli odori che mira ad istruire sulla conoscenza delle varie piante medicinali, Il piccolo laboratorio di falegnameria che permette di usare il compensato, la simpaticissima idea: Costruzione del tuo spaventapasseri, qual laboratorio altamente creativo per costruire piccoli, piccolissimi, spaventapasseri da infilare in tasca, con la conoscenza successiva del laboratorio Facciamo il pane, scoprendo i segreti del mestiere del ‘panificatore’.

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Quanto ai nostri amici, è innegabile che la “forza bruta” della natura corrode ed uccide tutto quello che trova nella nuda zolla e, come “il canto del cigno”, i nostri cari, afflosciati dalle avversità del tempo, muoiono poco a poco con grande nostalgia da parte nostra.

Peccato perché era così bello ascoltare il rumore del vento ffss, ffffffsss!” soffiare attraverso i colli delle bottiglie e dei barattoli…

Carla Cavicchini – cavicchini.press@gmail.com

text Carlo Ciappina

SVIZZERA CULTURAL COUNTRY

   A Locarno, nel vertice settentrionale svizzero del Lago Maggiore, trascorsi il veglione 1982 con quattro amici. Fu in quell’occasione che ebbi modo di scoprire il Canton Ticino, angolo di Svizzera dall’aspetto ancora nostrano per la luce e i colori della flora mediterranea. Le splendide Ville Favorita e Turconi sul Lago di Lugano, pur meravigliose nella loro solarità, non corrispondevano però a quanto mi sarei immaginato di vedere in Svizzera. Così presi una decisione che lasciò basiti i miei compagni di viaggio: arrivati alla stazione ferroviaria di Bellinzona, scesi di macchina dicendo loro “ragazzi è stato bello stare insieme ma ora vado in Svizzera”. Si, perché per me la Svizzera era un’altra, era quella delle baite e delle mucche al pascolo, che poi vidi dai finestrini del treno, dopo il traforo del Gottardo, verso Zurigo. Mi resi poi conto, girando per Lucerna, Berna, Basilea e Zurigo, che i miei erano però solo dei cliché: la Svizzera offre invece di tutto.

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Vi si trova un panorama museale che è, soprattutto, per chi è amante dell’arte contemporanea, davvero unico al mondo. Appena superato il confine di Ponte di Chiasso, a Lugano consiglierei una sosta al LAC, un avveniristico centro culturale sul Lago Ceresio, punto di riferimento culturale per le arti visive, la musica e le arti sceniche. Da non perdere, sempre a Lugano, una visita nella casa di Hermann Hesse con i ricordi del celebre scrittore.

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A Zurigo, capitale culturale oltre che polo economico della Svizzera, raccomando assolutamente il Kunsthaus Zurich, che custodisce opere d’arte dal XIII secolo fino ai giorni d’oggi. Le opere vanno da un’ampia raccolta delle opere di Munch, ad Alberto Giacometti, Monet, Picasso e Chagalle. Il Museum fur Gestaltug, sempre a Zurigo, è invece la più importante istituzione svizzera di design e arte visiva.

A distanza di oltre 30 anni riproporrei quindi quel mio viaggio oltralpe, spogliandomi delle idee preconcette su un territorio che non è fatto solo di “orologi, cioccolata e baite alpine”. Suggerirei di andarci in treno, mezzo di trasporto comodo, che vi evita le code autostradali dei periodi caldi come ferragosto e non solo. Il treno vi consentirà poi di assaporare il panorama lungo il percorso, ottimo antipasto che un volo aereo non potrà mai offrirti.

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Vi consiglio di prenotare per tempo il vostro viaggio, potrete così usufruire di tariffe incredibilmente basse. Prenotando un biglietto Milano-Zurigo, fino a 21 giorni prima della vostra partenza, approfitterete delle straordinarie tariffe mini a soli 9 euro in seconda classe.

TEXT Carlo Ciappina

       LE VARIE FINESTRE DELL’ARTE: BEYOND

       by Rossano Maniscalchi

   Affacciarsi al percorso artistico di Rossano B. Maniscalchi, è una vera e propria emozione in quanto l’artista, pur mantenendo il proprio carattere distintivo, affascina per la poliedricità innata, che lo porta ad essere fotografo, scultore, disegnatore di etichette, “ad un’unica condizione – più tardi spiega che il vino sia al top del top!”

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Nel corso della sua mostra Beyond’, allestita nello stupendo Palazzo Capponi Canigiani in Lungarno Torrigiani presso lo studio All Giambos”, ti pervade quella buona dose di entusiasmo che si concretizza osservando le varie opere sapientemente plasmate. Questo in un percorso che si snoda nei grandi saloni, offrendoci realtà varie d’estremo interesse, “Come quell’alta Cappella Sistina laica – osserva il giornalista scrittore Umberto Cecchi – che ti avvolge appena entri. Rossano, in un sottile gioco di passato-presente, lo ritrovi pienamente nei suoi panorami contemporanei come quella ‘Venere botticelliana’ che nasce dal fuoco. Lui è l’artista che vede il mondo cambiare con l’uomo, la grande figura umana, resa più debole dalla desolazione della vita che ci accompagna e, proprio per questo, il nostro Maniscalchi ci accoglie sulla soglia del suo personalissimo attento percorso. La parata di Premi Nobel che ti ritrovi accanto – prosegue Cecchi – parlano di pace in questo mondo discutibile, e lui, artista, nella sua profondità di pensiero – non è un ridanciano sciocco – ti mostra fotografie che penetrano nel nostro essere, ci interrogano, denunciando la carenza di pensiero che ci pervade.”

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Ringrazia Rossano, questo grande fotografo di moda che lavora per campagne internazionali, capace di accompagnarsi a tematiche sociali, come nell’evento voluto appositamente nel ricordo dell’ abolizione della pena di morte.

Ed ecco che ad un prestigioso relatore come il Cecchi se ne accompagna un altro, Luigi Zangheri, Presidente dell’Accademia del Disegno, che: “ in un passato ottocentesco di fotografie e dagherrotipi, proprio i ‘tipi’ francesi, in Italia, domandarono se la pittura era morta. Orbene, Rossano grazie alle competenze e professionalità acquisite nel tempo, dimostra che l’espressione artistica è varia e che alle buone discipline pittoree si possono accompagnare egregiamente anche le stampe fotografiche.”

E’ il momento di “Sound Sculpture of body”, raffinata performance di una modella che “sulla nuda terra” si muove sinuosamente, dando estro a tutta la sua creatività tramite lunghe strisce setate che disegnano le proprie azioni.

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Un drink, un cannolo siciliano, un altro ancora – squisitissimi !! – ed ecco che lo sguardo volge al “Muro per la Pace” con premi Nobel meritatissimi quali il Dalai Lama, Leck Walesa, Rigoberta Menchu, Shimon Peres, Dario Fo, Barack Obama, ed altri illustri ancora. Cambio di genere? Perchè no! Uno scatto verso l’attrice Premio Oscar Tilda Swinton e quel Jeff Koons ben ‘impiattato ‘ sorridente e dissacrante come le sue opere; non ultime quelle esposte in Piazza Signoria: il contemporaneo accostato al Rinascimento. Gioco, provocazione…mah, senz’altro “Koons-mania!”

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Dolci e salati sono veramente buoni, uno tira l’altro: eccellenze arrivate direttamente dai luoghi di produzione, offerte per degustare tutta la loro fragranza e bontà.

Ecco adesso affacciarsi una vera e propria esplosione di fisicità, con stupende modelle “Made in Rusakova”, poiché Olga Rusakova, infatti, ne è la degna stilista. L’apparizione è segnata da quel velo tutto nero e lungo che avvolge la fanciulla con un bel cappello verde, mentre l’altra in testa ne posa uno viola, con ‘contorno’ di labbra fiammanti. Si muovono ondeggiano a tempo di ‘tanga’, sì, vero e proprio ‘tanga’ e non tango! Con quei ‘culetti’ piccoli e sodi che avanzano nella sfilata.

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Non mancano commenti dettati… dall’invidia. C’è tanto pizzo nell’aria, schiene nude e gestualità eccelse con movimenti ritmati delle belle femmine che si muovono all’unisono, in un gioco di palmi alzati, respingendosi giocosamente l’un l’altra. Bella “la dama velata nera “ con tanto corallo indosso in un bel contrasto di colori ‘marcati! Abbondano gli strass mentre una conturbante modellina appoggia maliziosamente la maschera decorata sul bel volto. Il rosso appare in tutta la sua sensualità, con quel cappello bianco, creando un delizioso movimento di contrasti , mentre il finale viene dettato da tante perle su un corpo elegante ed etereo dai lunghi capelli bianchi sciolti. Una visione…un’apparizione, chissà! Di sicuro aveva rubato i colori al mare, con tutta quella spuma che le faceva da passerella.

La mostra, prorogata sino al 30 giugno 2016 per le molteplici richieste, si sposterà poi a Praga il 6 settembre alla Galleria d’Arte Antonin Manto’. 

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Insomma proprio un bell’evento che farà il giro del mondo ritornandosene poi nella nostra bella Toscana: a Figline Valdarno precisamente, all’Hotel Villa Casagrande, azienda di proprietà del professor Luccioli dove, addirittura dal 1451, l’interna produzione olearia e vinicola sforna vere eccellenze come OBLIUM, maturato in barrique per quasi 20 mesi, posto in uno scrigno di legno antico sapientemente cesellato, distribuito agli ospiti di All Giambos. Un vino unico, in purezza al 100% questo “Petit Verdot” di vitigno francese, i cui filari stranamente non vengono dalla costa bensì da Rignano Sull’Arno, ‘a due passi’ dalla Fattoria Casagrande. Un graditissimo omaggio anche per Rossano B. Maniscalchi creatore della raffinatia etichetta. Cin cin!

p..s. La storia continua…

Carla Cavicchini

  • cavicchini.press@gmail.com
  • mob. 335 20 95 87

SVIZZERA: UN SOGNO REALIZZABILE

   La grande città. Automaticamente uno pensa che sia proprio la grandezza a farla… Macchèèè! Non importa essere vasti per ‘contare’, importa ciò che c’è dentro, come le belle cittadine svizzere che pur non essendo grandi metropoli, godono d’un contenuto artistico di buon spessore che richiamano turisti da ogni parte del mondo.

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Questo in virtù anche dei quasi 1000 musei diffusi capaci di rendere la Svizzera capitale della cultura, con quel buon mecenatismo attorno di chi gode del fiuto buono per far conoscere ed apprezzare tale magnificenza.

Ovunque vai trovi collezioni più rappresentative, accompagnate spesso da opere d’arte moderna che si ergono come gioielli in una terra strabiliante nonché altamente accogliente. A tutto questo si accompagna l’equilibrio politico, la neutralità, le buone agevolazioni fiscali con segreto bancario in un clima sempre più in fermento, tanto che proprio quest’anno è stata costituita l’Associazione Art Museums of Switzerland (Amos), voluta appositamente per promuovere all’estero i principali ‘raccoglitori’ d’arte che raggruppa i principali musei svizzeri.

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Parti quindi per Lugano e fermati al Lac–Lugano, a Ginevra visita quello d’arte contemporanea, a Losanna il Musèe de l’Elysèe, a Zurigo il Kunsthaus e Museo fur Gestaltung, a Basilea la Fondazione Beyeler, Museumn Tinguely e Kunstmuseum, a Berna l’originale centro Paul Klee qual visionario edificio a forma d’onda realizzato dalla maestria di Renzo Piano.

Ti sposti di poco e, sempre nella stessa città, trovi la sezione dedicata ad Einstein che illustra il percorso umano e professionale quale doveroso omaggio a questo illustre scienziato, in locali stupendi dove ti muovi con l’ausilio dell’ audiovisivo e dell’interattività. Una volta dentro il tempo non ha più confine, poiché è d’obbligo ammirare la completa collezione a livello mondiale di Klee, vera e propria musa nel mondo della pittura.

La Svizzera è così: uno scenario unico di catene montuose e dolci colline che fanno da giusta cornice, ove trovi palazzi di grande innovazione firmati dai più migliori architetti del mondo, accanto ad opere di sapere squisitamente medievale in unsvizz berna-klee-zentrum_2 delizioso gioco di antico e moderno.

A Ginevra ben si distingue il centro culturale Forces Motrices: raccoglie un bel teatro, spazi per l’opera, ed altri ancora per varie esposizioni. Assolutamente imperdibile il Martin Bodmer realizzato da Botta, capace di esporre 150.000 pezzi in ben 80 lingue. Insomma, un bel tuffo nella storia. Guarda, osserva, e… per cultori ed appassionati, distribuiti su un arco temporale di tre millenni, è possibile ammirare il manoscritto più antico del Vangelo di Giovanni, l’unica Bibbia di Gutenberg della Svizzera, l’originale delle favole di Grimm per la gioia dei piccolini ed adulti e… non è finita. Non sono certamente celati ma bensì ben visibili, gli autografi di un quintetto per archi di Mozart e l’unica copia di una commedia quasi completamente conservata del poeta ateniese Menandro.

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Prosegue questa bella promozione turistica nell’Hotel Baglioni, vero e proprio gioiello dell’ospitalità grazie alla gentilezza delle persone che sono sempre a tua completa disposizione. Per non parlare di quella cucina raffinatissima di buon gusto che accoglie regolarmente gli ospiti nell’enorme terrazza dell’hotel, per una visione paradisiaca di Florentia. Quella Firenze che quasi sembra di ‘toccare’ tanto sono vicine le opere più rappresentative della città.

Spostiamoci adesso a Basilea dove, dopo un annetto di chiusura, il Kumstmuseum basilese inaugurerà la sede centrale restaurata e il nuovo edificio progettato dagli architetti Christ & Gantbein. Il 17 e 18 aprile la mostra Sculpture on the Move 1946 – 2016 illustrerà l’evoluzione estremamente dinamica della scultura dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Sempre quest’anno la Fondazione Beyeler offrirà la raffinata visione per “Kandiskij, Marc & Der Blaue Reiter”, capolavoro di modernità rappresentante una sofisticata nuova via artistica capace d’influenzare intere generazioni per chi lavora con mente ed intelletto. E questo sino ai giorni odierni. Imperdibile dal 2 ottobre sempre a Basilea, la mostra ”Der figurative Pollock” con inediti sul figurativo.

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Ricco il programma che si protrarrà sino al periodo natalizio, in un luogo estremamente di spicco, ove ci accoglie lo Schaulager, il Museo Jean Tinguely, il Vitra Design Museum per un’offerta museale che vede il contemporaneo sino alla scienza, senza tralasciare i trasporti, in un susseguirsi di proposte che non dimenticano assolutissimamente l’orologeria.

Sennò che Svizzera sarebbe?

Basilea è anche luogo di balletti, concerti, di installazioni estremamente sofisticate che volgono anche verso il ‘tattile’ non tralasciando lo splendido design americano.

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Spostiamoci adesso verso Zurigo, città attraversata dal fiume Limmat, dove il commercio delle opere d’arte è di casa. Zurigo colle sue storiche gallerie, ed anche con l’ultimo suo nato, “ il Museo Fifa World Football Museum” desidera gettare fortemente un occhio contro il razzismo, presentando giochi interattivi e cimeli dei grandi giocatori. Ma Zurigo deve essere ricordata anche casa natale del Dadaismo che quest’anno celebrerà il suo centenario sino al 18 luglio del 2016 . Nella Spiegelgasse 1 dei ‘Niederdorfli’, Hugo Ball e consorte Emmy, fondarono il cabaret ‘Voltaire’ per accogliere orientamenti e stili artistici. Innegabilmente divenuto ritrovo d’artisti in esilio residenti a Zurigo, furono sperimentate nuove espressioni di poesie sonore e simultanee inscenando la “poetry – slam”. Tra umorismo e dissacrante ironia, nacque la voglia di chiudere con l’Espressionismo e ogni aspetto classico, in quanto precursori del Surrealismo. Interessante conoscere che molti locali, bar e ritrovi quali il cabaret Voltaire della città, si sono adeguati per tali influssi dadaisti invitando ed invogliando le persone ad approfondire tale genere. Sempre quest’anno poi la Biennale “Manifesta 11” – 11 giugno 18 settembre 2016 – si confronterà tra artista ed artista poiché qui l’arte la vivi a polmoni pieni, visti gli innumerevoli hight-light artistici. Per il tema “ What People do for Money: some Joint Ventures”, scorrerà un susseguirsi di progetti nelle diverse professioni, nonché nei vari settori lavorativi zurighesi. Prendendo spunto dalla vita professionale dei padroni di casa, nasceranno originali produzioni esposte in ambienti senz’altro inimmaginabili, capaci tuttavia di riconoscersi come luoghi natali. Insomma, il dentista, coll’immenso dente, sarà collocato – più che altro il dente! – in capo al modo, eppur sempre a Zurigo. E se i denti hanno la carie, hanno… chissà, il posto ideale potrà essere un grande parco, le cui radici affondano kilometriche nel terreno! Nel campo culinario l’inventiva dell’artista ‘sposerà’ il cuoco, magari in un ristorante bizzarro, portando creazione culinarie nei chioschi zurighesi. Praticamente ‘se magna’ e se ‘guarda’ comodi e ben rilassati. Perchè l’arte è tutto questo: non solo coinvolgimento di artisti ma anche di terapeuti ed ancora “Belle di giorno, e pure de notte!” Perchè per chi non lo sapesse, L’art – terapy’ si ‘veste’ anche di questo!

Non è finita, visto il gran fermento che vi gira attorno: allora, udite, udite, poiché una bella piattaforma multifunzionale galleggiante con schermo LED, tribuna per gli spettatori e stabilimento balneare on the lake, accoglierà curiosi ed entusiasti. Beh… anche l’abbronzante può essere motivo di design. Giusto? Tra l’altro ‘spruzza’ pure’!

I curiosi della pittura, potranno sbizzarrirsi alla collezione permanente del Kuntsthaus con le sculture e tavole pittoriche che partono addirittura dal Medio Evo, arrivando al periodo dell’Espressionismo. E per chi desidera ampliare la propria sete di sapere, al Rietberg sfogherà la propria passione ammirando l’arte extra-europea.

Sempre Zurigo, eccellente polo museale, troverà nel Museo del Design, un nuovo spazio nella fabbrica dove prima venivano prodotti gli yogurt Toni; quanto all’edificio principale, quest’ultimo riaprirà tra un anno completamente rinnovato. E’ basilare soffermarsi su questo museo in quanto rappresenta la più importante istituzione svizzera completamente dedicata al design ed alla grafica dove tutti i numerosissimi pezzi sono stati archiviati sino dalla metà dell’Ottocento.

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Dici Lugano ed appare il Canton Ticino, dici Canton Ticino e ti appare Lugano dolcemente appoggiata sule rive del Ceresio, crocevia fra nord e sud d’Europa. Da poco è stato inaugurato l’avveniristico centro culturale, il LAC, che con musiche, eventi, rassegne teatrali, arti visive e arti sceniche, si candida a divenir uno dei più importanti poli culturali. Nato per abbracciare ogni genere d’arte e quindi lontano dalla cultura elitaria – addirittura si può assistere a dei concerti gratuiti – si evince anche dalla sua configurazione architettonica, che dona la propria vocazione di realtà aperta in un buon sistema di condivisione e contaminazione tra diverse discipline artistiche, quali quelle delle opere concettuali “profili in fil di ferro”, mosse deliziosamente dal vento e brezza lacustre. La bella struttura sede principale di “LuganoInScena” e di “LuganoMusica” accoglie ospiti e visitatori in uno spazio luminosissimo, come una grande finestra, qual abbraccio energetico e radioso di Lugano stessa. Imperdibile il Titanic, con la suggestiva storia di un amore toccante e senza confini – da agosto a settembre 2016 www.musicalmelide.ch. – sulle rive luganesi. Il bellissimo musical con l’enorme tribuna coperta, potrà ospitare sino a 1500 posti a sedere, assieme ad meravigliosi spettacoli per la gioia di turisti ed affezionati – molte le presenze italiane – in uno scenario fiabesco.

Nel 1919 a 42 anni, Herman Hesse trovò a Lugano, dopo varie esperienze nefaste, la voglia di ricominciare e proprio nella Casa Camuzzi, dopo aver scoperto negli acquarelli una buona fonte di serenità, dette mano a “Narciso e Boccadoro”, “Il lupo della steppa” ed altri lavori ancora, compreso il ‘Siddharta’, qual celeberrima opera. Più tardi, spostatosi nella “Casa Rossa”, cominciò personalmente a coltivar ortaggi e fiori. Nel 1924, divenuto cittadino svizzero a Montagnola – sede museale – si innamorò maggiormente del paesaggio unico ed incredibile, con quelle particolari condizioni di luce che lanciavano bagliori sulla Collina d’Oro. Per informazioni: www.hessemontagnola.ch.

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Abbiamo detto e raccontato tutto. O quasi, poiché la Switzerland non finisce mai di stupirti: scusate, ma… esiste un altro luogo dove i cigni attraversano sulle strisce pedonali?

Info: piccarda.frulli@switzerland.com

Basilea Turismo: NadjaElia Borer,

41 (0) 61.268.69.70 – nadja.elia@basel.com

Fabienne Launer +41 (0) 61.268.68.28 – fabienne.lauener@basel.com;

Zurigo: Lucia Filippone + 41 44.215.40.38 – lucia.filippone@zuerich.com;

Ticino Turismo: Cecilia Brenni -+ 41 (0) 91.821.53.34 – cecilia.brenni@ticino.ch;

Carla Cavicchini

cavicchini.press@gmail.com

    RESPIRA, GODITI ARTESELLA

     Quando la natura viene modellata e magari ‘forgiata’ con gran maestria in un bellissimo progetto vivente e febbricitante dal suono di ‘Artesella’ , siamo in Trentino, in Borgo Valsugana per l’esattezza. Lo spunto, preso dal rinnovamento culturale nel settore contemporaneo di qualche decennio fa – siamo negli anni ’80 –, esce fuori dai luoghi canonici in una forma delicata, purissima, altamente espressiva e spregiudicata, lontana anni luce da quei vizi speculativi che vivono delle logiche di mercato e consueti circuiti tradizionali contrassegnati dalla triade: atelier, galleria, museo.

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   Stavolta l’arte la si fa, fa parlare, la si espone, con il suo creatore, anzi tanti creatori! Che, buoni, buoni, dietro le quinte, costruiscono le loro opere mettendoci il cuore dentro, per poi scappare, poiché proprio l’opera è la vera protagonista nell’incantato e ruvido bosco.

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   La ‘creatura’ voluta e progettata in perfetta simbiosi con l’habitat non comporta modifiche, bensì recupera tutto quello che è utile e naturale, a ciò che è a disposizione nel bosco, utilizzando la terra madre fatta di pietrisco, pietre, fogliame secco ed umido, eppoi ancora rami, in un rapporto volutamente sottomesso alle condizioni atmosferiche. Il tutto sottoposto alle condizioni che dettano le leggi della natura che ‘può essere anche matrigna’, con la consapevolezza tuttavia dell’ascolto dei ritmi naturali di ciò che ci circonda.

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  Artesella offre pertanto un sapere prezioso, degno d’estremo rispetto per chi si accosta a tali meraviglie, raccolto nelle opere che poi altro non sono che veri e propri capolavori di design. In quest’aria pura e frizzante il restauro non esiste, esiste solamente un gruppo di artisti che si ritrova buttando giù e realizzando progetti seppur dietro un sapiente comitato esecutivo. Parliamo di persone famose a livello internazionale della vecchia scuola del Nord d’Europa che usa materiale autoctono – pregevole quel lavoro con le uova di marmo di Carrara per “Il Nido” – per i loro ‘pensieri’ scultorei. Ti guardi attorno e scopri “Il Rifugio” con la cupola volta all’acustica per l’amplificazione del suono: il Giappone tramanda il suo sapere con tanto di giardini Zen. Tutto attorno parla, racconta.

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Villaggio vegetale” nasce con lo scopo di presentare ‘case viventi’ e, nell’Alveare – se osservi bene – trovi le cellette così care alle buone api. “Il Bosco geometrico” offre lavori chiusi ed aperti e, quel ‘Metallo’ sopra la calce, rimanda alla chiocciola. Avrete già capito che in questo luogo dove il respiro vibra, la meditazione avviene simultaneamente, giusto accompagnamento di un sano misticismo. Se osservi poi ben bene quelle ‘Pietre’ bucate, capisci che è arrivato il momento della concentrazione. “A fior di pelle”.Un’opera concettuale in cui il pensiero razionale e la natura irrazionale ti guardano riportandoti a Munch e al suo ‘Urlo’.

Il Teatro”. Guardi quel legno verniciato che punge, fa male, ricorda l’oblio, la morte, sangue, eppure dona anche sicurezza, a seconda di come ognuno lo ‘capta’ sulla propria pelle. Cammini poi incontro a quelle quelle forme dolci ed acute, “Impatto e distruzione”, e intravedi la trincea, capace di farti ricordare che in questi luoghi si è combattuta la Grande Guerra; “Stato d’Animo” rispetta il ciclo delle stagioni con quella conifera talvolta celata, talvolta più aperta di gran sorpresa.

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“Lo Stilo”, opera sinuosissima, si muove coi volteggi dell’aria e se prosegui ancora in questo percorso entusiasmante, trovi “La Stupa tibetana” scrigno capace di raccogliere la campana con tutti i suoi significati intrinsechi. “Il Ponte” è stato vestito dalla umile carta, si proprio quella di giornale, che in realtà dura a più lungo del legno che tende invece a marcire. l’artista coreano volge inevitabilmente più all’Oriente che all’Occidente col concetto che l’arte non deve significare ma presentarsi semplicemente nella sua beltà. Emozionando pure.

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Eccoci all’attenta osservazione per la ”Cattedrale Vegetale” colla bella forma di Notre Dame di Parigi, imponente opera con le dimensioni di una vera e propria cattedrale gotica con tanto di navate. Le piante, dentro, hanno bisogno di vent’anni per diventare adulte, dopo di che le strutture marciscono lasciando posto ad 80 altre piante a forma di colonna, qual omaggio al suo creatore, con attorno la verde natura che si rinnova innalzandosi. “Tana libera tutti” si fa ammirare per quel salice intrecciato che abbraccia gli alberi significando che i bozzoli, nel ventre materno, germoglieranno.

Tutti in alto!” Non è un scherzo, bensì una sofisticata opera dove le formiche – gigantesche – salgono. Per “Nuraghe” ci sediamo nella “Stanza del cielo” osservando montagne e nuvole in un sottile gioco di capovolgimento. Sapete che “Sisifon” è un personaggio mitologico? Il messaggio lanciato è quello del castigo eterno, nonché simbolo di libertà. “Vento di sella”. Anche se il nome riporta alla cultura indiana, in realtà è un’opera cinetica costruita con pale che girano a modo loro, indipendenti, in senso orario e antiorario. Viva la libertà!

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Dopo questa bella abbuffata culturale, e’ arrivato il momento della meditazione. Siamo diventati asceti col respiro che ci unisce alla natura, al fruscio del vento, al sorgere de sole, in una grande calma mistica per questo luogo inebriato dall’arte capace di salvare il mondo. Perché proprio qui ritrovi quell’energia creativa che ha ispirato oltre trecento artisti provenienti da ogni parte del mondo – trovi pure le arti dello spettacolo, letteratura, della fotografia – che hanno forgiato la loro esperienza, dando spazio anche a cantanti ed attori di gran spessore, quali Marco Paolini, Elisa, Lorenzo Cherubini, Marlene Kunz, ed altri ancora. Posto magico anche per gli scrittori in erba sotto la sapiente guida di Alessandro Baricco, qui son venuti ad affinare la loro ugola Antonella Ruggiero, Goran Bregovic, Vinicio Capossela, in un ambiente mutante, dove l’anima sale, si espande sino a toccare il cielo, accarezzare gli angeli, in totale purezza artistica.

Info: 0461 – 75.12.51

mail: artesella@yahoo.it

www.artesella.it

Carla Cavicchini

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       TOSCANA ETRUSCA

  Etruscamente parlando, il ruolo dell’archeologia, è anche quello di collegare e documentare pietre fiesolane locali e non solo. Immergiamoci dunque in una una mostra molto ricca: “L’Ombra degli Etruschi. Conoscendo i vari simboli di un popolo che si muoveva tra pianura e collina, soffermiamoci su cippi e stele figurate di questa società prettamente aristocratica. Il nostro territorio ha sempre conosciuto un grande fortuna grazie anche alla protostoria, questa rimane pertanto un’occasione unica per ammirare cose mai viste quali sacerdoti, guerrieri, simposi, giochi narrativi, lira: praticamente l’iconografia con attenta osservazione di come scrivevano gli Etruschi e del loro rapporto con l’eternità.

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Al Museo Palazzo Pretorio di Prato, sino al 30 giugno 2016, v’è l’occasione di visitare questo tesoro archeologico che ‘passa’ da Fiesole ad Artimino, facendoci conoscere anche Gonfienti, sito d’un ritrovamento fortuito di un enorme plesso etrusco arcaico mai scoperto nella nostra penisola. Belle le molteplici miniature con decori a rilievo appartenenti alle famiglie gentilizie: questo popolo poneva le proprie immagini sulle tombe in un clima di risvolti sacri in forte connessione verso il mondo dell’aldilà. Riti poi ripetuti anche attraverso il bronzo, in occasione della preghiera.

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  Percorrendo il museo, trovi la sezione dedicata all’Universo del Sacro ed ancora :“Figure di pietra” mirante a far conoscere la produzione di pietre fiesolane parte integrante dei tumuli sacri, capace di costellare anche le grandi vie di comunicazioni fluviali e terrestri lungo il corso dell’Arno e dei suoi affluenti.

   Osservi e ‘senti’ tutta l’energia del loro sapere che ti permea addosso e che ti appartiene in virtù delle nostre zone, in un grande profilo austero degno d’una realtà estremamente attiva sul fronte commerciale, nonché punto di riferimento per l’area della piana. Area impegnata in un continuo scambio con gli altri paesi del Mediterraneo, in particolare con la Grecia.

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Non a caso Fiesole, Artimino, Gonfienti rappresentano le principali tappe d’un bellissimo antico viaggio nella storia poiché il territorio etrusco è quello della pianura e delle alture collinari che si trovano tra Firenze, Prato, Pistoia, nel Montalbano, Mugello e Val di Sieve. Da ricordare che il nostro Arno, all’epoca navigabile, era un’importante via di comunicazione assolutamente strategica per transito di merci e di persone sino allo sbocco sul Mar Tirreno, verso Pisa.

  L’Ombra di preziosa eredità artistica si staglia adesso davanti a noi, davanti ai nostri occhi con la consapevolezza della grande Realtà etrusca”!

Carla Cavicchini

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