DIVINO VINO

VINCIGLIATA? Oh, yes. Ma solo per gli estimatori!

E’ stata veramente una bella festa quella che si è svolta nel Castello di Vincigliata, splendido maniero in stile medievale, grazie alle prelibatezze offerte sui lunghi tavoli rettangolari, come consuetudine del Trecento, Cinquecento ed altre epoche ancora. Il cibo, eccellente “Made in Tuscany” e quindi tutto locale, si presentava coi succulenti antipasti rustici e gustosissimi salumi, con primi piatti sfornati caldissimi ottimi ed abbondanti.

Eccellente la carne generosamente offerta nella sua bella crosta, il tutto annaffiato come Dio comanda da buon vino, con vivace degustazione anche dai numerosi stranieri partecipi del banchetto.

D’obbligo a questo punto tornare a parlare di questa location, che conserva statue di mostri mitologici con grotta ‘ninfeo’,  tipico elemento del giardino romantico. Come molti castelli, si presta anche a congressi ed altri momenti d’incontro quali ricevimenti e matrimoni; poco distante da Fiesole la salita val bene percorrerla, godendo di uno dei più bei panorami d’Italia. E, come tutti i castelli, sembra che vi aleggi anche il fantasma di Bianca, dolce fanciulla vittima della guerra tra due famiglie rivali, che vide perire l’amato per mano dei fratelli a causa della famiglia nemica.

Lasciamo fantasmi e fantasmini  occupandoci di vini poiché ci soffermeremo adesso sul nettare degli Dei iniziando da ‘Colore’, IGT Toscana Rosso la cui varietà vanta un terzo di Sangiovese, un terzo di Canaiolo, un terzo di Colorino. La maturazione avviene in barriques aperte con 8-10 follature manuali giornaliere. ‘Soffocone di Vincigliata’ è un Sangiovese al 100% il cui terreno è ricco di argille e galestri. ‘Bugia’ come zona di produzione vanta l’Isola del Giglio la cui varietà è un 100% Ansonico, la vinificazione avviene nei tini d’acciaio e l’età dei vigneti è addirittura di 90 anni! Proseguiamo con ‘Bollamatta’, ‘Scopeto’, etc? Si, ma dopo aver brindato assieme!!!

Un po di storia non fa male, in quanto affondando le radici di tale complesso appena poco dopo l’anno 1000, in una terra di torri e caseggiati che vedeva la famiglia dei Visdomini, nome di gran pregio della cara Florentia, passando poi agli Usimbardi, e poi Ceffini, Bonaccorsi ed Albizzi. Quest’ultimi per ragioni di potere, cambiarono il nome in Alessandri. Vincigliata fu dunque loro, anche, se per varie ragioni tra cui la mala gestione, il tutto si ridusse  ad un cumulo di macerie. Solamente nel 1850 l’opera di mecenatismo inglese con tanto di rimboschimento, dette vita alla ristrutturazione di un affascinante ‘gotich revival’ nel mezzo d’un bellissimo bosco pullulante di conifere e latifoglie. Una ‘fetta’ ottocentesca che fece arrivare in quest’angolo baciato dagli Dei, reali vari tra cui la Regina Vittoria d’Inghilterra e Savoia. Interessante conoscere che la magione, durante la seconda mondiale, ospitò i prigionieri di guerra; nel frattempo saliamo passando lungo il ballatoio che la sera regala emozioni da “Sindrome di Sthendal” , per il panorama che si staglia davanti a noi.

Beh…’ridestiamoci’ con un bel flutè di mano gentile!

Carla Cavicchini

cavicchini.press@gmail.com

‘IMAGINE’ Lennon ed altro

SIGNORI, ‘IMAGINE’ E’ IN SCENA

Iniziamo subito col dire che il teatro con l’arte circense sono una cosa seria, degna di grande disciplina, sacrificio ed umanità. Se poi per il “Cirque Reckless – Imagine”, che debutterà a Firenze il 7 dicembre sino al 12, presso l’ippodromo del Visarno – Parco delle Cascine – aggiungiamo che la direzione artistica è affidata ad Arturo Brachetti…beh c’è veramente poco da aggiungere.

World Master of quickchange” è il grande tributo a lui concesso quale maestro del trasformismo internazionale.  Mito vivente anche della visual performing art, da buon torinese, a Parigi si inventa e reinventa riportando Fregoli, diventando…possiamo dire entrambi? Attrazione fissa al ‘Paradis Latin’ sino a diventare senza dubbio, più tardi ma non troppo – ah…bella quella specie di “pala – eolica“ innalzata sulla testa – il più grande attore-trasformista del mondo.

Il suo è un repertorio in continua evoluzione in cui mette in campo vivacemente – a seconda del caso…- mimo, illusionismo, laser, ombre cinesi, e quello che gli attraversa la testolina. La cultura d’alta poesia di questo performer lo ha portato ad avere il riconoscimento “Premio Molière”, “Laurence Olivier Award”, sino ad essere insignito del titolo di Commendatore dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con nomina “motu proprio”. Lui, “ one man show” osserva che…” E’ la realtà immaginata quella che ci rende più felici”, mentre con ‘SOLO’ dopo averlo portato trionfalmente nella città della Torre Eiffel, proseguirà in Italia, ed ancora verso tappe internazionali.

Ed eccoci arrivati al momento di questo estroso circo contemporaneo, condito di “genio e maestria” con tutti questi acrobati, giocolieri e musicisti che magicamente interagiscono come una sorta di ‘fil-rouge’ , portandoci incontro ad una vera e propria fiaba. No, no, no! Magia e indovinatela!!!

Roberto Cacciapaglia , grande compositore e valente pianista, è divenuto protagonista sulla scena internazionale, grazie al suo essere innovativo in quanto la ‘sua’ musica integra tradizione classica e sperimentazione elettronica, facendo aleggiare nell’aria contatti emozionali alquanto profondi. Lo osservi trovando nel volto e capelli ‘ricciarelli’ quel che di mimica francese,  mentre egli osserva che “E’ l’opera senza libretti che dà le migliori emozioni.”

Quanto al cast artistico di Carlo Triberti, è giusto raccontare appassionatamente questa “Triberti Story” : nel mezzo la passione per lo spettacolo, una grande ballerina dell’Opera de Paris, “Marì de Bar , l’amore coi sette figli e…il sogno che si ripete colle nuove generazioni seppur in mezzo alla guerra. Un po’ di pepe lo dava anche Pippo Baudo nelle vesti di conduttore, e poi Orietta Berti, e quindi viene piantato il grande circo in Piazza Duomo a Milano approdando poi al “Circo Storico Romano”, in uno spettacolo senza animali capace di raccontare la Roma antica. Dopo varie vicissitudini, anche non belle legate, alla morte di un Triberti, fu presa la decisione di far ritornare in pista la storia …infinita! Del nuovo “Cirque Reckless by Triberti”. Piaciuta la storia dalle radici ottocentesche di questa ‘tenda’? Nel frattempo la troupe osserva che Firenze è sempre una bella piazza e che la storia raccontata porta il lieto fine della pace. “ Perché il teatro è tutto, ed i 40 artisti si impegneranno al massimo come sempre, con luci ed audio ad alta tecnologia. Nel mezzo lo stile delle origini! Insomma, da ieri ad oggi di strada ne è stata fatta, trovate?

Il regista David Ottone, è fondatore e direttore artistico di YLLANA, compagnia teatrale d’umorismo gestuale. Da un lato crea, produce e distribuisce spettacoli, eventi e formati audiovisivi, dall’altro gestisce spazi teatrali. La ricerca come la medicina deve sempre andare avanti.

Sono lontani i tempi di Zampanò.

P.s. Con tutto il rispetto per le ‘gotine’ rosa e l’aria angelica della Masina e l’Erculeo Anthony Quinn.

Carla Cavicchini

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               MARIO NIGRO:

                                     Spazi, cromatismi, rarefazione

                Veramente un buon parterre di relatori per Mario Nigro “ Gli spazi del colore – The spaces of colour “ a fronte della stima per questo grande toscano – ex farmacista –  della seconda parte del Novecento.

Alla Fondazione Ragghianti di Lucca, nel complesso monumentale di San Micheletto, capace di continuare a rappresentare il vivo orgoglio della città dalle ‘mille mura’, l’artista che  nel 1964  espose alla Biennale di Venezia  è stato accolto in sala con una sorta di ovazione, testimonianza della grande risonanza europea ed italiana – semplicemente straordinaria – dei suoi lavori di fama internazionale. Un ringraziamento va alla Cassa di Risparmio di Lucca che, come consuetudine, supporta e sostiene l’arte della Ragghianti, mentre rimane utile ricordare che questi lavori dopo essere stati a Sassonia, al Gugheinaim di Venezia ed ancora in giro per il mondo, approderanno  anche in Svizzera al fervido Festival di Locarno.

 “E’ inutile ignorare i grandi contatti con i direttori europei – è stato sottolineato durante il corso della tavola rotonda – soprattutto in virtù del fatto che Nigro è stato un grande inventore di immagini dal forte impegno civile, nonché  persona ‘aperta’  e non certamente relagata nella sua torre d’avorio.

Di questo ‘grande ‘ Mario sono venute poi fuori le sue missive a Ragghianti, menzionando più tardi il suo astrattismo altamente significante,  quale dialogo nei confronti della scena  artistica internazionale. “Un giusto omaggio pertanto a queste opere in occasione del centenario di Mario Nigro e dei suoi successi in ogni parte del mondo, in quanto l’esposizione,  notevolmente  composita, trasporta un modo di comunicare notevole –  osservava la storica d’arte Francesca Pola    – in una moltitudine di colori declinate dalle  varie fasi della vita, che entrano sottilmente  nella psicologia umana.”

Viene pertanto fuori un’attenta ricerca estetica   che rimanda  alla  mostra del 1948 a Livorno, con successive attività culturali dopo la seconda guerra mondiale, sino agli esordi nella città della ‘Madunina’,   invitato dall’estroso Lucio Fontana.

Eccoci adesso arrivati al momento di questa importante retrospettiva antologica del pistoiese del 1917, morto poi a Livorno nel 1992. Il suo è un astrattismo di costituzione dai molti pigmenti,  portato tuttavia nella sua decisa fermezza,  verso scenari nuovi  alla ricerca  continua di nuove emozioni. Questo  mantenendo orgogliosamente i  suoi principi di aderenza dai forti risvolti sociali, nel mentre ‘aleggia’ la sua  grande vena poetica decretandolo intimista puro.

 E’ veramente una bella esposizione quella che abbiamo difronte,  che durerà sino al sette gennaio 2018, con tanto di disegni preparatori finora mai esposti.  Veniamo trasportati  dagli albori degli anni ’50, la cui ispirazione porta inevitabilmente a Mondrian e Kandiskij, ammirando le  celebri textures di “fughe prospettiche”, intrecci  e reticolati vari che denunciano tensioni  e griglie così presenti nel suo modo d’operare, pronte tuttavia ad essere spezzate. Non manca il ‘plastico’ in queste installazioni, in cui è intuibile  ciò che sorgerà più tardi.  Il terremoto del’Irpina sta soprattutto nella nostra testa,  mentre il pensiero  anticipa  i tempi ancor più delle ‘Sibille’.

  Dopo  è tutto uno scardinare di spazi, spazi totali nella sua crescita teorica. Omaggia la  ‘sua’ Toscana anche con “L’Orma dell’Etrusco” – pacificazione – mentre le righe (!), più corretto dire linee,  rappresentano i vari volti della storia. Passa il tempo e accresce  la ‘Solitudine’, pertanto si affacciano  testimonianze dai forti cupi mefistofelici; un  linguaggio di ribellione nei confronti di quell’immobilismo farcito di grande ottusità. Questo  nei confronti della ‘fatwa’ di Khomeyni contro lo scrittore iranico Rushdie che dette vita a quei memorabili “Versetti satanici”.

Ritmo, musica, cromatismi portano in un hinterland vibrazionale ove cubi minimalisti si affacciano verso la razionalità dei vari linguaggi poiché è giusto dare spazio ad ogni cosa.  Alla fine del ’40 subentra il geometrismo mentre Gillo Dorfles lo osserva scrutandone l’alta genialità.

Gli anni passano, cambiano, e noi con loro. La meditazione è parte della nostra vita e quindi il colore si affievolisce sino ad arrivare ad una sorta di rarefazione che corrisponde adesso al nuovo essere ‘Nigro’.

 

Carla Cavicchini

cavicchini.press@gmail.com    

AMBROGIO LORENZETTI:                                                    

   allegoria ed umanità

Annoverare Siena tra le ‘grandi’ città è d’obbligo e, ancor di più, vale ascoltare le parole dei relatori che a Santa Maria della Scala che – durante la presentazione di Ambrogio Lorenzetti – inseriscono tra le città di rilevanza internazionale appunto “La città del Palio”, in buona compagnia di Roma e Palermo.

Madonna del Latte

Momenti non certamente felici non sono mancati, addirittura oserei dire anche laceranti, – veniva osservato durante la tavola rotonda  – tuttavia, fortunatamente, questi gruppi di lavoro, interfacciati e  metodologici,  ci permettono di dialogare con le varie istituzioni ed enti quali Comune, Università, Soprintendenze, Opera del Duomo, per questo Museo ‘della Scala’,  su cui è utile soffermarsi rilevandone tutti i canoni perfettamente a norma,  riscuotendone pertanto i dovuti apprezzamenti.”

‘LA STORIA DI UNA CIVILTA’. La storia di una civiltà racconta Ambrogio Lorenzetti all’apice dell’arte senese e di quella mondiale, e questo lo  si è potuto apprezzare  anche grazie  alla  Banca Monte dei Paschi di Siena   sempre così sensibile culturalmente, a cui porgiamo un  grazie veramente di cuore per l’aiuto alla valorizzazione e tutela del patrimonio artistico. Lorenzetti era certo valente ma ancor più che artista era ‘Uomo’ di grande ingegno, pari a Giotto, già famoso in epoca tardo-medievale; l’ottima cura  è stata allestita in questa mostra per l’interesse dei visitatori che già si preannuncia molto alto per il “bene comune” di tutti noi.”

Di Ambrogio Lorenzetti interessante conoscere ch’egli era figura famosa presso gli scrittori d’arte – grazie ai Commentarii di Lorenzo Ghiberti – il cui “linguaggio pittorico” lo portava ad imprimere opere di grande spessore etico- sociali-politici, tramite quel ciclo d’affreschi databili 1338-1339 quali  “Allegoria del buon e del cattivo governo con i loro effetti in città ed in campagna”. E’ inoltre da ricordare anche per il ciclo : “ “Storie di Santa Caterina e gli articoli del Credo’.

A lui, buon intellettuale, si deve l’innovazione dei linguaggi stilistici ed iconografici del XIV secolo; peccato tuttavia che non abbia sempre goduto della  stessa stima   nei vari dipinti da tavola ed altri cicli d’affreschi; deplorevole la mancanza d’una sua   monografia, anche se Siena detiene il 70% dei lavori di questo pittore.

Stupenda la “Croce dipinta”, tempera e oro su tavola stilizzata, mentre un alto misticismo pervade per l’affresco di  “Gruppo di clarisse”. La “Madonna col bambino in trono” si avvale di tempera ed ancora oro su tavola, mentre girato l’angolo veniamo letteralmente rapiti da quella “Madonna dolente”, affresco a struttura alveolare semplicemente divino.

Trittico di Badia a Rofeno

Eccellente il percorso di approfondimento nei confronti di bambini e famiglie, al fine di scoprire il sofisticato mondo medievale atto alla conoscenza d’uno dei maggiori maestri  del Trecento senese, soffermandosi inoltre  sui generosi affreschi e decorazioni uniche di pale d’altare, alla volta di santi, cavalieri, regine, in maniera giocosa ed interattiva.

 Taccuino d’artista è il percorso che si rifà a quei pittori di bottega coi loro amati librettini infilati nelle sacche, zeppi di scritti, disegni, appunti. I ragazzi dovranno raccogliere le varie informazioni pittoriche-stilistiche ed iconografiche in un loro piccolo album, guidati attentamente dai loro insegnati.

E’ veramente uno stupore ammirare cotanta grazia – un plauso alla professionalità che contraddistingue sempre l’Ufficio Stampa a cura di Opera Civita –  per questa esposizione gratuita che si protrarrà sino al 21 gennaio del 2018, ed è piacevole sapere che la mostra è integrata dalla visita agli affreschi restaurati per questa occasione nella Basilica di San Francesco e nella Chiesa di Sant’Agostino. Visto il prestigio di questo importante momento, non sono mancati come per tutte le ‘buone mostre’ i prestiti provenienti dagli Uffizi, dal Louvre, dalla National Gallery di Londra, Musei Vaticani, Yale University Art Gallery, Stadel Museum di Francoforte, rendendo l’esposizione di contesto nazionale quale museo “ a tutto tondo”

Info: 0577 – 28.63.00

mail: ambrogiolorenzettisms@operalaboratori.com

 

 

 

Carla Cavicchini

cavicchini.press@gmail.com

 

ALTA BADIA

             I SAPORI DELL’INFANZIA AL

                          GOURMET SKISAFARI 2017

      Sulle piste dell’Alta Badia ritorna l’evento più atteso dagli amanti della buona cucina. Il Gourmet Skisafari, evento di presentazione della campagna Sciare con Gusto, di domenica 10 dicembre, ospita ben sette chef stellati. Norbert Niederkofler, Matteo Metullio, Nicola Laera, Nino Graziano, Alberto Faccani, Francesco Baldissarutti e Giuseppe Biuso presenteranno i loro “Sapori dell’infanzia”.

L’evento si svolge sulla neve dell’Alta Badia, nel cuore delle Dolomiti, Patrimonio Mondiale UNESCO, dove dal 2 dicembre si scia.

Alta Badia (Bolzano) Si possono ricordare persone, luoghi, emozioni o momenti. Nei ricordi di ognuno di noi sono inoltre custoditi gelosamente i profumi e i sapori della propria infanzia. Lo slogan di questa edizione di Sciare con gusto, al via con l’ormai tradizionale Gourmet Skisafari di domenica 10 dicembre, è appunto “I sapori dell’infanzia”. La sesta edizione dell’evento culinario sarà dunque caratterizzata dai piatti, che gli chef gourmet partecipanti, amavano di più quando erano bambini. Questi hanno rivisitato le ricette, ispirandosi ai ricordi di cosa mettevano in tavola i loro genitori, i loro nonni o i loro zii. Ogni chef è stato abbinato ad una baita dell’Alta Badia, dove, in occasione del Gourmet Skisafari, evento ormai tradizionale di presentazione di Sciare con gusto, cucinerà il piatto dalle ore 11.00 alle ore 15.00. Gli sciatori si sposteranno sugli sci, da una baita all’altra, per degustare le creazioni degli chef, abbinate ad un vino altoatesino, selezionato dai migliori sommelier dell’Alto Adige. Ci sarà naturalmente la possibilità di conoscere personalmente gli chef e di farsi raccontare la storia del loro piatto.

GLI CHEF E LE LORO STORIE

Alla sesta edizione del Gourmet Skisafari parteciperanno sette chef, che porteranno in tavola le eccellenze della loro terra.

“Avrò anche un accento tedesco, ma sono italiano al 100% e in questo campo la mamma è sempre la mamma. Il mix tra la cucina della mamma e la mia curiosità ribelle, che da ragazzo mi ha portato a girare il mondo, è l’origine del mio piatto «C’era una volta una trota»”, ci confida Norbert Niederkofler (St.Hubertus c/o Relais & Chateaux Hotel Rosa Alpina – Alta Badia, 2 stelle Michelin), abbinato al rifugio Club Moritzino. Matteo Metullio (La Siriola c/o Hotel Ciasa Salares – Alta Badia, 1 stella Michelin), sarà ospite del rifugio Piz Arlara, dove insieme a sua madre preparerà una “Trippa in sugo con patate”. Mamma Roberta gli ha infatti trasmesso la forte passione per la cucina: già a dodici anni Matteo Metullio sapeva che la cucina avrebbe rappresentato il suo futuro. Il rifugio Bioch collaborerà con lo chef Nicola Laera (La Stüa de Michil c/o Hotel La Perla – Alta Badia, 1 stella Michelin), per la quale realizzerà una “Guancetta di vitello in salsa di gremolata, radice di prezzemolo e geröstel di prugne”. Il ricordo di nonno Lois e dei pomeriggi passati insieme, durante la sua infanzia, sono stati fonte di ispirazione nella creazione di questa ricetta. Nino Graziano è lo chef che intraprende il viaggio più lungo per raggiungere l’Alta Badia, arrivando direttamente da Mosca, dove ha aperto il suo ristorante Semifreddo (2 stelle Michelin). Il nome del ristorante rende omaggio a sua nonna, che da piccolo lo deliziava con uno squisito semifreddo. Per gli ospiti che si recheranno al rifugio Bamby, preparerà il suo piatto “Carciofo, uovo e patate”. La cucina è una passione che accompagna lo chef Alberto Faccani (Magnolia Ristorante – Cesenatico, 1 stella Michelin) fin da bambino, quando trascorreva le domeniche e le feste a casa di nonna Ada o di nonna Filippina. Dalla loro ricetta dei passatelli in brodo lui ha tratto ispirazione per la creazione di questo suo piatto, che in occasione del Gourmet Skisafari presenterà presso il rifugio I Tablá. Francesco Baldissarutti (Ristorante Perbellini – Isola Rizza (VR), 1 stella Michelin) sarà ospite del rifugio Col Alt, per il quale ha ideato gli “Spätzle alle alghe di lago, mantecati al brodo di gallina con trota affumicata e le sue uova”. Per la creazione di questa ricetta lo chef ha preso spunto da un piatto preparato da una zia di suo padre, nonché cuoca di un convento di suore. Durante le sue visite la zia Rina amava cucinargli uno dei suoi piatti preferiti, la trota di lago cotta sulla piastra della stufa a legna. Al rifugio Las Vegas gli sciatori potranno incontrare Giuseppe Biuso (Il Cappero c/o Therasia Resort – Isola di Vulcano, 1 stella Michelin), che delizierà gli ospiti con il suo “Polpo murato”, un tipico piatto domenicale di sua mamma Grazia.

Le tessere per la partecipazione al Gourmet Skisafari possono essere acquistate in prevendita presso gli uffici turistici dell’Alta Badia a partire da una settimana prima dell’evento, oppure il giorno dell’evento, direttamente presso i rifugi partecipanti. Il ticket a 50€ permette di degustare 4 piatti, vini inclusi. Per ulteriori informazioni e/o prenotazioni: corvara@altabadia.orglavilla@altabadia.org.

GLI ALTRI APPUNTAMENTI ENOGASTRONOMICI DA NON PERDERE

L’inverno all’insegna dell’enogastronomia in Alta Badia prosegue con la “Leitner ropeways VIP Lounge” in occasione delle due gare di Coppa del Mondo di Sci Alpino sulla pista Gran Risa, in programma per il 17 e 18 dicembre 2017. Sommelier in pista viene riproposto con sette appuntamenti tra dicembre e marzo (21 dicembre, 18 e 25 gennaio, 22 febbraio, 1°, 15 e 22 marzo), mentre la terza edizione di Care’s – The Ethical Chef Days è in programma dal 14 al 17 gennaio. Nella settimana dall’11 al 18 marzo torna “Roda dles Saus”, l’evento dedicato alla cucina ladina, nel comprensorio dello Skitour La Crusc, mentre per il 25 marzo è in programma il Wine Skisafari, una degustazione a 2000m dei migliori vini dell’Alto Adige. Inoltre, durante tutta la stagione invernale ci sarà la possibilità di partecipare alla “Colazione tra le vette”, presso il rifugio Las Vegas.  La stagione terminerà con la quarta edizione dello “Skicarousel Vintage Party”, in programma per il 7 e 8 aprile 2018, durante il quale i rifugi proporranno piatti in voga negli anni ’70 e ’80.

 

Per informazioni: Consorzio Turistico Alta Badia – www.altabadia.org – Tel.: 0471/836176-847037 – Email: info@altabadia.org

 

Ufficio Stampa Alta Badia:

Nicole Dorigo: Cell. 338/9506830 – Email: press@altabadia.org

Stefanie Irsara: Cell. 340/8738833 – Email: stefanie.irsara@altabadia.org

Str. Colz, 75, 39030 La Villa (BZ)

 

SOFISTICATO RINASCIMENTO GIAPPONESE

IL RINASCIMENTO NIPPONICO

Il “Rinascimento giapponese” – strano a dirsi, ma è così – ben bene si lega alla “Natura nei dipinti su paravento dal 15° al 17° secolo” ed altro ancora. Questo è infatti visibile agli biblioteca degli Uffizi. Una raffinatissima mostra che si terrà sino al 7 gennaio 2018 proprio nella città gigliata. Unica nel suo genere in Europa, ci svela l’arte nipponica corrispondente al periodo italiano dal primo Rinascimento, sino agli inizi del ‘600. Bella e variegata, presenta paraventi pieghevoli nonché porte scorrevoli provenienti da templi, musei nipponici, ed anche agenzie per affari culturali del Giappone. Le opere, delicatissime, poste su carta, saranno poggiate 13 alla volta, tramite rotazioni per preservarne la giusta conservazione, lontana dalla luce.

Tutto nasce per coronare il 150° anniversario delle relazioni diplomatiche bilaterali tra Italia e Giappone intraprese con la “Firma del trattato di amicizia e commercio nel 1866”. Questo “a testimonianza di antiche civiltà forti e solidali tra loro che piacevolmente rinnovano l’amicizia d’un legame antico tenuto da varie iniziative” come spiega il ministro Franceschini.

Le varie opere, delicate come cristalli, sono pitture di paesaggio e di natura e , nota curiosa, non erano state mai esposte visione, nemmeno ai giapponesi stessi; risulta assai gradevole soffermarsi sul paravento che si piega osservando quelle porte scorrevoli che portano il nome di ‘fusumae’.

Se da una parte abbiamo la pittura monocroma, con tutti i vuoti e l’essenzialità delle linee legate alla filosofia zen, che riporta anche ai gusti della classe guerriera quale stile per decorare templi e residenze di samurai, dall’altra vediamo l’arte squisitamente Made in Japan , con quei fondi tutt’oro e campiture piatte di colori, portatrice di elementi naturali. L’uso? L’arredo di residenze aristocratiche, castelli, luoghi d’alta borghesia e bei palazzi senza tralasciare i paesaggi e gli immancabili fiori ed uccelli per le “Quattro stagioni”. Belli i colori luccicanti. Interessante conoscere i caratteri ‘zen’ che portano, riconducono alla essenzialità, imperfezione, povertà nonché irregolarità di forme: la concezione della natura come uno specchio d’animo già presente da secoli.

E’ bene che L’Occidente impari anche questo. La natura è immancabile con quelle porte scorrevoli che dividono le stanze mentre la sinuosità umana ne è gentile parte integrante. Ottimo il catalogo della Giunti e ben illustrato per la gioia della sofisticata nazione del “Sol Levante”.

Carla Cavicchini

cavicchini.press@gmail.com