LA VERA MAREMMA

                                         Chi se ne intende lo sa!                        

Amara, aspra e sanguigna. Insomma, tutto meno che terra edulcorata, d’altronde… tra butteri e briganti che t’aspetti?  Così la ‘vede’, se la sente sulla pelle, il giornalista Renzo Vatti durante la presentazione del suo libro Maremma com’erapresso l’Auditorium della Società Dante Alighieri di Firenze, dove – dinanzi ad un nutritissimo pubblico ed un buon parterre di relatori – l’autore di questo bel volume della Laurum editrice, rigorosamente in bianco e nero, racconta…”abbiamo volutamente dato ampio spazio a questo territorio non certamente come ad una cartolina bensì  ad un luogo da valorizzare  sempre più, anche turisticamente. Il paese di Ribolla, le colline metallifere onnipresenti, la gente che ha sudato e non poco…( vai a pagina 37 e te ne rendi conto! ) tutto parla, tutto ci viene incontro e, proprio per questo, merita d’essere visitato. Ed è inevitabile lasciarci prendere da quel forte impatto emotivo che tutt’oggi conserva questo fulcro d’anima viva estremamente affascinante ed interessante.”

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Antonia Ida Fontana, presidente della “Dante Alighieri”, soffermandosi sul fatto che l’istituzione che lei presiede  rappresenta la lingua e la cultura  nel mondo ampliandone sempre più i confini, osserva che sapere ‘serve’ a tutto…alla politica, all’economia, “e, non a caso questa è la missione della dantesca. Ho letto le pagine e osservato attentamente le immagini di questa ultima fatica di Vatti: posso dire che è un libro che ‘prende’ molto e che ben evoca il mondo maremmano.”

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Maria Luisa Stringa presidente del Centro Unesco di Firenze, spiega che proprio nel mandato dell’Unesco è insita la ricerca d’una tradizione della civiltà, di un grande patrimonio immateriale, corposo, di canti, tradizioni e speranze della gente. “Un popolo è la sua cultura e l’Unesco pone attenzione alle anime dei popoli. Le fotografie sono commoventi e, grazie al cielo, è scritto anche bene, ‘cosa’ che non tutti i giornalisti riescono a fare, scivolando spesso sui ‘riflessivi’. Tra l’altro chi conosce questi posti “ ci si riconosce” e allora cosa c’è di più invitante?”

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Prende la parola il giornalista Pierandrea Vanni   esprimendosi con vigore sul fatto che il concetto geografico della Maremma si è molto ampliato: “le radici sono le nostre radici ancor più quando appartengono a territori piccoli. Sono di Sorano – prosegue –  un luogo a cui non sono state risparmiate frane e smottamenti, tanto che il cuore del centro storico si svuotò anche se tutti non aderirono al via via coatto. Regnava anche incuria…la figlia dell’abbandono. Ricordo la città nebbiosa, feci un tuffo all’indietro chiedendomi se la città avesse futuro. Pitigliano allora raccolse le lastre di un grande fotografo che poi morì, beh…si parla di tempi di guerra, e qui mi soffermo un attimo dicendo che è sbagliato sbaragliare le province. Tornando alle foto vedo che in questi scatti si respira una grande identificazione, la gente e il territorio…la gente e i borghi. In quest’angolo di terra dove la popolazione ha sudato, versato sangue, appare fondamentale tuttavia  ricordare la civiltà degli Etruschi – stratificazioni di civiltà – rimaste intatte! Testimonianze ne sono le necropoli, enorme patrimonio rimasto ‘fermo!’ oserei pertanto dire:”Maremma com’è!”

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Prosegue poi Vanni dicendo che ciò che ha menzionato sopra non  è una fortezza, ma che  la conservazione ha lasciato caratteristiche particolari:”come non parlare delle miniere, delle zone bonificate… grazie al cielo non c’è stata solamente la malaria ! Se facciamo un tuffo indietro la riscopriamo con ritmo lento, con le pecore accanto a cimeli…e poi le grandi figure appartenute, ricche di cultura popolare con senso di appartenenza alla terra. Da ricordare le ‘befanate’…il maggio! Tra Sorano e Pitigliano c’è sempre stata una sana rivalità, dove i libri si sfornano, specie Pitigliano. Tolgo pertanto ‘era’: ‘e’ la Maremma con tutti i suoi cavalli, cani, butteri e…insomma tanto ancora da amare!”

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Leonardo Marras presidente della provincia di  Grosseto afferma che  è un bel libro che fa tanto bene ai maremmani, quale operazione identitaria. “Non è solamente “essere toscani”, è il coacervo. Non significa solamente “buen ritiro”, vediamo la terra di prima, la laboriosità delle zone metallifere. Chiaramente tutto ha subito trasformazioni, ma questa è l’identità di civiltà rurale che sfocia nella cultura! Da studi in merito è risultato il primo distretto rurale d’Europa! Rurale non è solamente civiltà contadina, gli europei vivono in territori rurali, gli italiani  pure! Ricordiamoci che la distinzione, l’identità, sono i tratti salienti di una grande forza. Il “Come eravamo” è basilare! E, in virtù di questo, tale ricchezza non va dispersa. Ciò stimolerà altre iniziative; già molti intellettuali ci hanno lavorato  a lungo, va sottolineata pertanto la bellezza e bontà di una tale iniziativa.”

Un  bel volume quindi da acquistare per la ricchezza dei suoi contenuti anche perché come poi osservava Renzo Vatti – ‘artefice dell’opera’-  …” ringrazio tutti per il prezioso contributo ricevuto. Accanto a me siede la dottoressa Maria Luisa Stringa: bene! É di buon auspicio, in quanto la considero il mio portafortuna grazie a tutti i libri che ho avuto il piacere di vendere.”

Due parole sul telegramma di Monaci che impossibilitato all’incontro per motivi professionali…”parlo volentieri di un momento capace di rievocare vissuti d’infanzia e mezzadria: è piacevole ricordare che sulla società vertono studi proficui da parte degli studenti di tutto il mondo. Ottimo esempio quindi per tutti.”

Che dire ancora? Molto è stato detto, forse è bene ribadire che registi toscani e  provenienti da ogni parte del globo, vi hanno trovato in tali terre le giuste  ispirazioni  per i loro set cinematografici, fiction, unendo spesso “il verace” alla delicatezza femminea.

Maremma! dice l’omino nello spot pubblicitario che ‘gira’ in  tutt’Italia e non solo. Maremma…ti si apre un mondo!

Carla Cavicchini

mail:cavicchini@tin.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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