Lo stupore dopo la critica alla ‘grassa’ Bologna
Chissà cosa pensava il parterre degli astanti bolognesi, seduti nelle prime file, durante la conferenza `D`odio e d’amore, Giorgio Vasari – e gli artisti a Bologna` , tenutasi nella città gigliata.
Questo poiché il buon Giorgio, più caustico della soda, definì` con una notevole dose di grinta i pittori della `grassa` città, suoi contemporanei: ‘ col capo pieno di superbia e fumo’, aggiungendo tra l’altro – nella `Vita di Michelangelo` – quel particolare acuto e pungente che ‘il Buonarroti avrebbe lasciato la bella Bologna appena dopo un solo anno di permanenza poiché lì perdeva tempo ‘… .
Un rapporto di odio e amore, appunto quello del titolo della mostra.
L`odio… l’amore, sono sentimenti che si susseguono a giudizi taglienti cui seguono apprezzamenti inebriati. Questa mostra, curata da Marzia Faietti e Michele Grasso, si potrà ammirare sino al 2 dicembre nella sala Edoardo Detti del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle
Gallerie degli Uffizi. Di buon impatto la sofisticata selezione di dipinti e disegni, provenienti perlopiu’ dalle collezioni degli Uffizi.
Tornando al buon Vasari, col tempo il suo caratterino si addolcì in quanto se prima imputava agli artisti d’oltre Appennino il mancato contatto tra opere e materiali d`arte classica, secondo lui assolutamente fondamentale per prenderne ispirazione, col Correggio fu più magnanimo osservando che, se fosse uscito dalla Lombardia – al tempo l’Emilia era considerata terra lombarda – spingendosi verso Roma, ebbene, avrebbe senza dubbio creato capolavori.
Egli è ancora più indulgente verso gli artisti della successiva generazione, tanto da porli in una luce più fresca e diversa. Tramite raffinati ed acuti modi intellettuali, come spiega la traccia de il testo delle `Vite di Vasari`, alternò` la severità di cipiglio alzato a buoni momenti di riflessione capaci di portarlo alla lode.
Insomma non era tutto così malaccio, tanto che Bologna riuscì a conquistare il grande Giorgio, `rigoroso artista `nonché primo storico dell’arte aretino.
‘Poco prima della metà del `500 , di generazione in generazione – spiega Eike Schmidt – il buon pittore e storiografo, cambiò modo di pensare, approvando ciò che vide dopo, in un`epoca (1539- 1568) il cui cambiamento diremmo quasi radicale, dettò il nuovo panorama artistico italiano.`
Una bella mostra dunque da esplorare attentamente, a cura di Opera Laboratori Fiorentini – Civita, col bel catalogo `seppia copertina stilizzato` edito dalla Giunti.
Carla Cavicchini
cavicchini.press@gmail.com
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