LE “TESTE GRANDI”

             NELLA CRIPTA DEL DUOMO

             A SIENA

   E’ un vero e proprio peccato non aver visto prima le otto grandi sculture raffiguranti le “Teste maschili e Femminili” collocate sulla facciata ‘alta’, incompiuta, del Battistero senese. Dopo lunga esposizione agli agenti atmosferici, i pregiati manufatti – che si compongono di otto opere diverse, cinque civili e tre muliebri – sapientemente restaurati, sono oggi visibili nella cripta del Duomo, a testimonianza della mostra: “Maestri “ a rischio”. Il cantiere del Duomo di Siena e le “Teste Grandi”.

  Esse sono senz’altro da considerare, come spiegano i relatori, “opere musealizzate di forte impatto scenico”. “Un evento straordinario di un grande patrimonio da restituire anche alla cittadinanza – proseguono – , tenuto in grandissima considerazione dalla Soprintendenza compiaciuta della salvaguardia e riuscita di tale intervento utile a farci conoscere il nostro passato. Pertanto, adesso, le otto ‘Teste’ – quelle conservate di una più ampia serie – si possono ammirare al “Museo dell’Opera del Duomo” in cui è possibile cogliere le peculiari caratteristiche impresse dallo scultore.

  Interessante poi ascoltare il curatore della mostra, Roberto Bartalini, mentre osserva che è stato determinante intervenire prima che esse si sfaldassero, perdendo così il fascino di quello che nel 1356 fu creato da valenti scultori, veri e propri “Maestri di pietra”, che oggi può essere ancora ammirato anche se in parte.

Parliamo di persone malretribuite, sempre a rischio grazie all’impiego discontinuo e pagamento ‘a pezzo’ – oggi giorno diremmo a ‘cottimo’ – impiegate nel cantiere del Duomo, ma comunque maestri capaci di lavorare sotto il ‘capo’ con retribuzione di 70 soldi per ogni testa. Questo tuttavia per un progetto unitario con Domenico D’Agostino quale capo-mastro del momento.”

  Poco prima, nel 1348, Siena ed il suo territorio furono mietute dal flagello incurabile della peste nera…”non valeva medico, ne’ medicina ne’ riparo alcuno, anco chi più argomento pigliava più tosto, pareva che morisse”.

  Non fu una epidemia locale poiché tutta l’Europa ne fu contagiata e, proprio la penisola italica, subì il maggior numero di vittime. Più tardi, nel 1374, la storia si ripeté decimando un terzo della popolazione cittadina. Santa Caterina da Siena cercò altre figure caritatevoli per l’assistenza verso appestati e moribondi.

  Ma torniamo all’odierno in quanto un’attenta osservazione ha portato le protomi ad esser sostituite in loco da esatti calchi, così da scongiurare ulteriori fessurazioni ed erosioni del rilievo lapideo degli originali. Tale valenza ornamentale, senz’altro, fu eseguita per enfatizzare lo stacco della cornice ‘marcapiano’ qual coronamento.

  Plauso al restauratore Giuseppe Donnaloia.

  Una bella mostra pertanto, da vedere sino al sei gennaio 2019, promossa ed organizzata dall’Opera Metropolitana’ in collaborazione con ‘Opera Civita’ a cura di Roberto Bartalini ed Alessandro Bagnoli.  

  Il bel catalogo ‘Sillabe’ ne documenta l’ottimo lavoro.

Info: 0577- 28-63-00

s.laspina@operalaboratori.com – 055 – 290.383

Carla Cavicchini

cavicchini.press@gmail.com

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