RESPIRA, GODITI ARTESELLA
Quando la natura viene modellata e magari ‘forgiata’ con gran maestria in un bellissimo progetto vivente e febbricitante dal suono di ‘Artesella’ , siamo in Trentino, in Borgo Valsugana per l’esattezza. Lo spunto, preso dal rinnovamento culturale nel settore contemporaneo di qualche decennio fa – siamo negli anni ’80 –, esce fuori dai luoghi canonici in una forma delicata, purissima, altamente espressiva e spregiudicata, lontana anni luce da quei vizi speculativi che vivono delle logiche di mercato e consueti circuiti tradizionali contrassegnati dalla triade: atelier, galleria, museo.
Stavolta l’arte “la si fa”, fa parlare, la si espone, con il suo creatore, anzi tanti creatori! Che, buoni, buoni, dietro le quinte, costruiscono le loro opere mettendoci il cuore dentro, per poi scappare, poiché proprio l’opera è la vera protagonista nell’incantato e ruvido bosco.
La ‘creatura’ voluta e progettata in perfetta simbiosi con l’habitat non comporta modifiche, bensì recupera tutto quello che è utile e naturale, a ciò che è a disposizione nel bosco, utilizzando la terra madre fatta di pietrisco, pietre, fogliame secco ed umido, eppoi ancora rami, in un rapporto volutamente sottomesso alle condizioni atmosferiche. Il tutto sottoposto alle condizioni che dettano le leggi della natura che ‘può essere anche matrigna’, con la consapevolezza tuttavia dell’ascolto dei ritmi naturali di ciò che ci circonda.
Artesella offre pertanto un sapere prezioso, degno d’estremo rispetto per chi si accosta a tali meraviglie, raccolto nelle opere che poi altro non sono che veri e propri capolavori di design. In quest’aria pura e frizzante il restauro non esiste, esiste solamente un gruppo di artisti che si ritrova buttando giù e realizzando progetti seppur dietro un sapiente comitato esecutivo. Parliamo di persone famose a livello internazionale della vecchia scuola del Nord d’Europa che usa materiale autoctono – pregevole quel lavoro con le uova di marmo di Carrara per “Il Nido” – per i loro ‘pensieri’ scultorei. Ti guardi attorno e scopri “Il Rifugio” con la cupola volta all’acustica per l’amplificazione del suono: il Giappone tramanda il suo sapere con tanto di giardini Zen. Tutto attorno parla, racconta.
“Villaggio vegetale” nasce con lo scopo di presentare ‘case viventi’ e, nell’Alveare – se osservi bene – trovi le cellette così care alle buone api. “Il Bosco geometrico” offre lavori chiusi ed aperti e, quel ‘Metallo’ sopra la calce, rimanda alla chiocciola. Avrete già capito che in questo luogo dove il respiro vibra, la meditazione avviene simultaneamente, giusto accompagnamento di un sano misticismo. Se osservi poi ben bene quelle ‘Pietre’ bucate, capisci che è arrivato il momento della concentrazione. “A fior di pelle”.Un’opera concettuale in cui il pensiero razionale e la natura irrazionale ti guardano riportandoti a Munch e al suo ‘Urlo’.
“Il Teatro”. Guardi quel legno verniciato che punge, fa male, ricorda l’oblio, la morte, sangue, eppure dona anche sicurezza, a seconda di come ognuno lo ‘capta’ sulla propria pelle. Cammini poi incontro a quelle quelle forme dolci ed acute, “Impatto e distruzione”, e intravedi la trincea, capace di farti ricordare che in questi luoghi si è combattuta la Grande Guerra; “Stato d’Animo” rispetta il ciclo delle stagioni con quella conifera talvolta celata, talvolta più aperta di gran sorpresa.
“Lo Stilo”, opera sinuosissima, si muove coi volteggi dell’aria e se prosegui ancora in questo percorso entusiasmante, trovi “La Stupa tibetana” scrigno capace di raccogliere la campana con tutti i suoi significati intrinsechi. “Il Ponte” è stato vestito dalla umile carta, si proprio quella di giornale, che in realtà dura a più lungo del legno che tende invece a marcire. l’artista coreano volge inevitabilmente più all’Oriente che all’Occidente col concetto che l’arte non deve significare ma presentarsi semplicemente nella sua beltà. Emozionando pure.
Eccoci all’attenta osservazione per la ”Cattedrale Vegetale” colla bella forma di Notre Dame di Parigi, imponente opera con le dimensioni di una vera e propria cattedrale gotica con tanto di navate. Le piante, dentro, hanno bisogno di vent’anni per diventare adulte, dopo di che le strutture marciscono lasciando posto ad 80 altre piante a forma di colonna, qual omaggio al suo creatore, con attorno la verde natura che si rinnova innalzandosi. “Tana libera tutti” si fa ammirare per quel salice intrecciato che abbraccia gli alberi significando che i bozzoli, nel ventre materno, germoglieranno.
“Tutti in alto!” Non è un scherzo, bensì una sofisticata opera dove le formiche – gigantesche – salgono. Per “Nuraghe” ci sediamo nella “Stanza del cielo” osservando montagne e nuvole in un sottile gioco di capovolgimento. Sapete che “Sisifon” è un personaggio mitologico? Il messaggio lanciato è quello del castigo eterno, nonché simbolo di libertà. “Vento di sella”. Anche se il nome riporta alla cultura indiana, in realtà è un’opera cinetica costruita con pale che girano a modo loro, indipendenti, in senso orario e antiorario. Viva la libertà!
Dopo questa bella abbuffata culturale, e’ arrivato il momento della meditazione. Siamo diventati asceti col respiro che ci unisce alla natura, al fruscio del vento, al sorgere de sole, in una grande calma mistica per questo luogo inebriato dall’arte capace di salvare il mondo. Perché proprio qui ritrovi quell’energia creativa che ha ispirato oltre trecento artisti provenienti da ogni parte del mondo – trovi pure le arti dello spettacolo, letteratura, della fotografia – che hanno forgiato la loro esperienza, dando spazio anche a cantanti ed attori di gran spessore, quali Marco Paolini, Elisa, Lorenzo Cherubini, Marlene Kunz, ed altri ancora. Posto magico anche per gli scrittori in erba sotto la sapiente guida di Alessandro Baricco, qui son venuti ad affinare la loro ugola Antonella Ruggiero, Goran Bregovic, Vinicio Capossela, in un ambiente mutante, dove l’anima sale, si espande sino a toccare il cielo, accarezzare gli angeli, in totale purezza artistica.
Info: 0461 – 75.12.51
mail: artesella@yahoo.it
Carla Cavicchini