TUTTI I COLORI DEL MONDO
interprete Franco Fontana
Si chiama “Full color” proprio perché di colore ce n’è veramente tanto, e vedendo le opere del noto fotografo Franco Fontana è tale il cromatismo che diventi tutt’uno con le immagini, sprigionando energia. A San Gimignano, negli ampi locali della “Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Raffaele De Grada”, fino al 6 gennaio 2016, puoi inebriarti di questa luce – un solo biglietto è valido per due giorni per tutti i Musei Civici – e di scuro, tra l’altro ben stemperato, non è che ne trovi granché.
Carolina Taddei, Assessore alla cultura, onorata di avere ‘in casa’ cotanto splendore, con il patrocinio dell’Expo, cede il microfono al curatore Denis Curti capace d’osservare: “ Qui a San Gimignano questa esposizione è un gesto armonico e, nel suo itinerare, ogni volta è diversa nonostante i soggetti siano gli stessi. Parliamo di ben 130 fotografie in varie sezioni, in cui si affacciano paesaggi, mare, asfalti, luci americane, metropoli, piscine, ed altro ancora. Questo artista indisciplinato nonostante le ottanta primavere – effettivamente il maestro ha l’aria sorniona del monellaccio – ha fatto più di 400 mostre con ‘milioni’ di pubblicazioni tutte di gran pregio. Fontana verte molto sul paesaggio, sulla pubblicità, sulla moda; ciò che notiamo è senza dubbio da considerarsi una “mostra – mossa”, con stampe coeve della serie anni ’70 in quanto non esiste più carta chimica e analogico, bensì il digitale odierno! Parliamo d’un lavoro “pro-foto shop” in cui le opere vengono terminate solo con la stampa del fotografo.
Un sorso d’acqua ed ecco che riprende: personalmente amo citare quella bellissima frase: “lo scopo dell’arte è rendere visibile l’invisibile” scritto a caratteri cubitali a Basilea in occasione d’una mostra di Franco Fontana: questo poiché gli occhi soli non bastano e le sue libere interpretazioni hanno rinnovato il vocabolario contemporaneo della fotografia. Cartier Bresson ed altri artisti , abbastanza snob, indubbiamente di notevole spessore usavano il ‘bianco–nero’, ci fu invece il colore anarchico del ’60 che sposò il colore, senza mai lasciarlo! Lo spessore a parer mio rimase!”
Franco Fontana dopo aver ascoltato ben bene osserva che è suo uso “gettare via tutto” riscrivendo – riscrivere sta per fotografare – di suo pugno. “La foto è frutto d’un pensiero, si aziona la mente prima del click tenendo bene a mente che la sorpresa non muore mai! L’estetica, gli umori, li devi sentire a fior di pelle! Non sono più un ragazzino, ho quattro volte venti anni, non a caso ai miei tempi i tedeschi li vidi e li conobbi, ma non voglio soffermarmi su questo, l’età avanza per tutti! bensì tornare a prima, a quello che insegno ai corsi, far accendere la nostra lampadina interna cercando l’identificazione delle cose! Quanto a me – prosegue nell’elegante accento modenese – è così bello essere allievo e non maestro…insomma, un modo per non andare al mio funerale!”
“Il lavoro mi piace, mi stimola ed amo riportare a galla Picasso con quel motto che recitava: ‘non si cerca, si va trovare!’ poiché conta ciò che è nel cuore anche se non lo si vede, ed è pertanto basilare andare alla radice delle cose che sono dentro di noi perché senza mutamento non c’è crescita e la gioventù è in testa! Ho conosciuto Ferrari, il mitico Ferrari, per lui lavorai, come lavorai per Pavarotti anche se si vide troppo rugoso! E quindi torno a dire che la bellezza sta nel cuore! Puerìn, chi non lo capisce!Concludo dicendo che con i miei ferri del mestiere, mi sono sempre impegnato: con i disabili, con i cimiteri, trovandovi la vita stessa, accettando anche l’invito per “Vogue America” poiché ostrégheta! Non pagavano male e con quelle donne come facevi a rifiutare! Helmut Schmidt mi commissionò una foto per un suo libro e poi che dire ancora! Il bianco e nero è più facile da farsi, ed il computer da solo non fa un bel niente in quanto esiste il pensiero astratto del fotografo. Come vedete ho esposto dei nudi per la sezione ‘piscine’ in cui la volgarità non è mai di casa: è il mio viaggio interiore che mi porta a fare determinate cose. Eppoi se si guarda bene, attentamente, tutto può essere morboso come questo microfono che uso per parlare a voi e che… può sembrare benissimo un simbolo fallico.
Pertanto a tutto voi dico che se il rischio è la vita e la sicurezza è la morte, fa niente… oggi ho portato io a voi, e voi a me!”
Dopo queste belle e sentite parole, andiamo in esplorazione verso questa brillantezza vibrante scoprendo paesaggi ondulanti, squarci di luce e la purezza del bleu marino. L’America è viva, febbricitante, ma si colgono anche gli aspetti usuali della Grande Mela ed ancora foto ‘pennellate’ di grand’effetto. Segue la buona geometria e poi alberi stagionati, ed ancora ombre lunghissime che ci inseguono. Di lato, la plasticità del nudo con quei glutei così scolpiti. La fluidità epidermica è forte, mentre ti soffermi a pensare se quel corpo lucido avanti a te sia una donna, oppure un pesce. “Sirena a Manhattan?”
Chapéau a questo grande maestro della fotografia a colori nel nostro paese, oggigiorno il fotografo italiano più conosciuto a livello internazionale.
Chi lo conosce sa che dietro quel gran talento e quell’aria bonaria, ricambierà il gesto del cappello. Come sempre, con gran classe.
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