Un Castello di…vino!

    Nonostante l’assenza di fate e fantasmi l’imponente castello medievale di Vincigliata, con tutti i suoi rivoli di tornanti, ha accolto piacevolmente i numerosissimi ospiti per la consueta “Festa della Vendemmia”. Massiccia la presenza straniera e non solo, capace di degustare dei buoni ‘rossi’ accompagnati da fumanti schiacciatine.

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   Prima ancora della sontuosa cena, piacevolissimo salire quegli scaloni in pietra per assaporare luoghi ricchi di suggestione, nonché angoli più reconditi che ben si prestavano ai click delle macchine fotografiche. D’obbligo la ‘puntatina’ dagli esperti dietro ai banconi mentre offrivano nei sinuosi flutè: “Questo “Casa Matta” è solamente Sangiovese in purezza corposo, mentre ‘Soffocone’ ha l’80% di Sangiovese e 20% di ‘Colorino’ e Canaiolo’.

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Vedo che son tutti ‘rouge’…

Come Dio comanda! Adatti dunque per carni rosse ed altro buon cibo toscano. Vede questa bottiglia? Si chiama “Le cicali “ed è un Chianti, mentre ‘Canaiolo’ prende il nome dal vitigno . Le faccio degustare questo: Uhmmm.

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Prosegue mentre sono tutta presa dagli effluvi di questo nettare degli Dei. ‘Colore’! Già, si chiama ‘Colore’ e non le dico il prezzo: è tutto ‘fatto’ da tre terzi: uno di Sangiovese, l’altro di Colorino e l’altro terzo di Canaiolo. La nostra tenuta di Vincigliata intorno al castello va verso i sei ettari…non è una vigna grande ma il brand della zona è il fiore all’occhiello. Ci sono inoltre altri appezzamenti che vanno da qui al Chianti. Contenta?

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Quasi. Mi parli del mercato.

Un buon 80% è destinato agli Stati Uniti, seguono Giappone, Norvegia e dopo l’Europa; la Svizzera e poi gli italiani. Ah..i norvegesi, giusto! Ne vanno matti, non solo del buon bere ma anche delle colline che circondano questa fetta di Toscana”.

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  Ecco che la curiosità prende ancora il sopravvento mentre all’enologo Luigi Temperini chiediamo com’è che si degusta tale bevanda:“ innanzi tutto deve giocare la disinvoltura e, mentre il calice è appena inclinato, è fondamentale prenderlo “da sotto” dal ‘gambo’ oppure dal ‘piede’, per non scaldare la coppa. Si annusa e si gira in maniera non troppo energica, in modo che l’ossigeno vada sotto il vino. Cin Cin.

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  E’ il momento della cena. L’enorme braciere incendia tutta l’aria di Vincigliata. Qualche signora freddolosa si avvicina al sacro fuoco mentre il fochista, a torso nudo addetto alla cottura, invita cortesemente a farsi da parte. La carne allo spiedo ha bisogno di amore e cottura: è bene iniziare dai primi. Ottimi e sopraffini e, sopratutto, d’eccellente palato toscano! Ecco che il buon bere ha acceso quella sana fratellanza che accomuna le tante presenze a quei banchetti a forma di serpente. Di fronte a noi siedono due bei giovanotti: uno è israeliano e l’altro è napoletano. Entrambi vivono a Firenze e il bel ‘guagliò’, dallo spirito anarchico ed occhi trasparenti, all’occorrenza traduce simultaneamente in inglese verso l’amico. Ma il buon cibo incombe e quindi è tutto uno sparire nonché affaccendarsi verso tali succulenze. A meno che…non siano stati proprio loro i “fantasmi vincigliesi”…!

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   Insomma, proprio una bella serata, tanto che più tardi che se ti affacciavi dalle maestose terrazze godevi dell’ebbrezza brillantina di sentirti un re!

Carla Cavicchini

cavicchini@tin.it

 

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