La maestria del Verrocchio

                                 alla quale attinse anche Leonardo 

   La Primavera Fiorentina ci offre l’occasione per ammirare e approfondire l’opera di un artista a tutto tondo qual’è stato Andrea del Verrocchio.

La mostra è allestita a Palazzo Strozzi con un’appendice speciale presso il Museo Nazionale del Bargello, raccoglie opere del Verrocchio a confronto con artisti e lui vicini quali Lorenzo di Credi, Domenico del Ghirlandaio, Sandro Botticelli, il Perugino, e primo fra tutti Leonardo.

Molti sanno che il giovane Leonardo, lasciata da poco la natìa Vinci, venne ‘tenuto a bottega’ , come allora si diceva nella Firenze quattrocentesca, da Andrea del Verrocchio. All’epoca considerato maestro insigne, siamo infatti nel pieno del mecenatismo Mediceo. Firenze era una vera e propria fucina di artisti e poteva a ragione venir considerata capitale artistica universale. Forse non molti sanno però che il Verrocchio era un artista eclettico, per niente accademico, documenti dell’epoca lo definiscono orefice, pittore, architetto, scultore, intagliatore ed altro ancora. E’ facile dunque immaginare l’entusiasmo con il quale il giovane Leonardo si avvicinò ad un simile laboratorio di idee, crogiuolo di sperimentazioni ed innovazioni senza freni. Non per nulla nella Bottega del Verrocchio si formeranno anche altri grandi artisti del Quattrocento Fiorentino, da Bartolomeo della Gatta al Perugino, da Ghirlandaio a Lorenzo di Credi. 

Il Verrocchio peraltro oltre ad essere artista di pregio, quando quando si poneva nelle vesti di maestro si offriva all’allievo senza limitazioni, con la bramosia di trasmettere tutto il suo sapere; la cosa può sembrare scontata ma diventa singolare se contestualizzata con le rigide regole delle corporazioni del tempo, volte a preservare e conservare le conoscenze all’interno di una ristretta cerchia di persone, e gli artisti non facevano certo eccezione.

Si può dunque affermare che la Bottega del Verrocchio contribuisce senz’altro alla diffusione in Italia e in tutto il resto dell’Europa del gusto e del linguaggio figurativo fiorentino.

Questa è la prima mostra dedicata al Verrocchio – e già questo è fatto singolare ..- ed è curata da due tra i maggiori esperti del quattrocento quali Francesco Caglioti e Andrea De Marchi . E’ stata resa possibile grazie alla sinergia di opere museali sparse per il mondo, sono 120 i capolavori esposti tra dipinti sculture e disegni provenienti, in virtù di prestiti, dai più importanti musei e collezioni private, solo per citarne alcuni il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery of Art di Washington DC, il museo di Louvre di Parigi, il Rijksmuseum di Amsterdam, il Victoria and Albert Museum di Londra, oltre che naturalmente le nostre gallerie degli Uffizi di Firenze.

Il periodo nelle quali le opere si pongono va a cavallo tra il 1460 e 1490 . Non a caso l’epoca di Lorenzo il Magnifico, un committente d’eccezione dunque.

Come detto il Verrocchio non aveva riguardi a condividere con gli allievi le proprie intuizioni, a compiere sperimentazioni di forme e tecniche, forse consapevole di vivere un momento unico qual’era appunto quello del mecenatismo mediceo. Verrocchio spesso sperimentava la trasposizione di opere di oreficeria in sculture, anche monumentali, altre volte suggeriva e poi realizzava, grazie anche alla intraprendenza e lungimiranza dei suoi committenti, realizzazioni al tempo mai viste come, tanto per fare un esempio, l’ingegnosa palla di rame dorato che, gigantesca, si pone a coronamento della lanterna della Cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore, la cattedrale fiorentina.

   La mostra, che resterà  visitabile sino 14 luglio 2019,  è stata resa possibile grazie al sostegno del Comune di Firenze , Camera di Commercio di Firenze e della Regione Toscana, con l’essenziale contributo della Fondazione Cassa Risparmio di Firenze ed Intesa San Paolo, ed il supporto di Terna e Bank of America Merrill Lynch ed altre istituzioni e aziende, determinante la collaborazione con la National Gallery of Art Washington DC .

Carla Cavicchini

www.internatinalpresslife.it

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