CARTIER…la storia infinita

        Il lusso? Dopo.  Prima c’è lo stile, poi l’eleganza – meglio se di portamento – e…il resto vien da sé! Siamo a colloquio con Bruno Moinard, valente architetto e interior design che da molti anni lavora per la maison Cartier, nota e prestigiosissima casa orafa famosa in tutto il mondo…”preziosa come un gioiello”. Eccoci a colloquio con colui che cura gli interni delle varie gioiellerie, che ne fa un vero e proprio concetto estetico, colui che è sempre di corsa e che degli aeroporti ne ha fatto quasi la sua seconda casa: “Si, viaggio moltissimo, ed i miei spostamenti sono sempre molto rapidi. D’altronde…c’est la vie! Le boutique Cartier sono, e continuano, per me ad essere una grande avventura in quanto ognuna di loro conserva la propria storia. E’ più d’un decennio che me ne occupo…hanno un simbolo che è un’atmosfera vera e propria, e la visibilità di tale maison regala una sensazione unica: praticamente è come vedere uno stupendo hotel estremamente caloroso ed accogliente assieme ai toni bronzei molto raffinati che accolgono piacevolmente la clientela.”

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E del simbolo, questa pantera sensualissima cosa dice?

E’ quello che contraddistingue la maggior parte dei negozi in tutto il mondo…segno distintivo che si trova anche a “Place Vèndome”, direi che è l’anima della casa.”

Concordo. Concordo poiché parliamo d’un animale bello, raffinato eppur selvaggio, capace , nonostante il suo scatto felino, di divenir preda di milioni di donne che giungono a identificarsi con tale ‘fiera’ , forti e sicure nella loro trasgressione. Perché… è bello mordere la vita.

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Cercher la femme? No…è la ‘femme’ che cerca Cartier!

Riprendo l’intervista anche se più che altro è una conversazione in quanto questo signore di consolidata reputazione, mette completamente a proprio agio il suo interlocutore, tra tazze di tè e sorrisi contagiosi.

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Ogni nazione ha la sua bellezza: c’è qualche capitale che l’ha coinvolta maggiormente?

Mah…è’ difficile dirlo, parliamo di più di trecentoquaranta negozi di lusso sparsi in ogni angolo del pianeta. Location estremamente curate e raffinate che affascinano moltissimo i cultori di tale marchio.”

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    A livello economico questo non è un momento felicissimo per le vendite in generale…

Si, si, sono perfettamente d’accordo con lei e rispondo che il nostro è un brand di alto, altissimo livello che ci permette di continuare ad operare nel modo a noi consueto: quello della non ostentazione in estrema raffinatezza. Con tutto ciò mi permetto di osservare il profondo rispetto per chi è in posizione di svantaggio sperando prima possibile che l’economia riprenda quella ‘curva’ positiva che aveva anni addietro.”

Non posso che apprezzare la profonda umanità di questo signore mentre mi offre un pasticcino: noto il bel volto volitivo e la gestualità estremamente disinvolta nel suo completo scuro, ‘rotto’ da camicia immacolata e bella cravatta ‘tinta’ nelle varie note di bleu.

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Lei è una persona che mette molta enfasi in ciò che dice, sembra proprio innamorato del suo lavoro.

Oh ouiii….ho una liaison perfetta con Cartier e tutta la sua equipe. E mi trovo anche molto bene con le varie figure che si occupano di sviluppare i prodotti nelle varie divisioni all’interno delle boutique. Il mio motto è quello di non smettere di sognare… ben vengano la nascita di nuove idee, incontri stimolanti…mi reputo una persona estremamente creativa, lavoro anche su altri progetti quali anche il pianoforte perché la musica è arte nobile. Non è sempre facile capire cosa vuole un cliente, ma pian piano si arriva sempre all’intesa . E creda, il budget arriva ad essere un fattore secondario: quando c’è dialogo, buona comunicazione in merito, automaticamente il resto vien da sé: la professionalità è un buon biglietto da visita.

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Qui a Milano – prosegue – nello splendido palazzo in Via Montenapoleone, aperto da non molto tempo, abbiamo sviluppato un “concetto chiave” quale punto di partenza per un ulteriore armonico sviluppo: la boutique si snoda su quattro piani. Il lusso è percepito sin dall’entrata, ogni cosa è stata attentamente vagliata ed è piacevole osservare la bella scala assieme all’ascensore, progettato anch’esso in maniera minuziosa. Mi preme farle osservare che è basilare lavorare con un buon team per risultati più che eccellenti: questa è la mia filosofia che esporto ovunque e non solamente nel ‘quadrilatero’ della moda.”

Ha detto palazzo?

Si, è uno splendido palazzo dell’ 800 vincolato, pertanto sono stati rispettati i canoni estetici quali quelli del giallo milanese per la facciata, con le persiane grigio azzurro. E, a proposito di colori, negli interni ogni spazio ne ha uno diverso dall’altro, eppur capace di esprimersi in perfetta sintonia.”

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Una persona minuziosa come lei quanto tempo ha impiegato per realizzare tutto questo?

Un anno e mezzo…si, e – adesso sorride mostrando i bei denti madreperla – non le nascondo che al mondo esistono persone che apprezzano e …poi copiano!”

Diciamo che questo fa parte del gioco, non credo che ciò sia un fattore così negativo…evidentemente la stoffa c’è!

Bruno Moinard annuisce e sorridendo: c’est plus facile...”

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Prosegue osservando …” amo molto soffermarmi sui dettagli e qui, in questa città della moda – Milano ho voluto mettere molto legno, materiale vivo, poroso, accostato ai tratti distintivi qual appunto i profili bronzei. E’ giusto però creare un buon maquillage, e quindi è stata fonte di soddisfazione per me accendere anche altri colori tutti ben amalgamati ed in sintonia tra loro, con molte note beige sì da ‘legare’ tutto armoniosamente. Nei vari saloni esiste la gioielleria ed anche l’alta gioielleria e nei piani è possibile osservare l’alta orologeria maschile e femminile, nonché il sofisticato mondo del ‘bridal’ dedicato agli anelli di fidanzamento e solitari; il terzo piano, la “sala vip” oro e rouge, accoglie la clientela nell’adiacente stupenda terrazza panoramica. Adesso, se permette…”

Ha un volo che l’attende…o forse l’amata matita per imprimere ciò che gli è venuto in mente…

Si, è stato un piacere conversare, lei è una donna curiosa, non mancheranno ulteriori contatti. Arrivederci.

Bruno Moinard parte più veloce della luce: luce che lui modella prontamente per quella punta di diamante che risponde al nome di Cartier.

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       Carla Cavicchini

GOOD YEAR Toscana-U.S.A.

     The presidents on the TUSCAN AMERICAN Association onlus Andrea Davis and Federico Frediani together with the USA General Consul in Florence Sarah Morrison are happy to invite you at the Usa Consulate Lungarno Vespucci 38 Firenze, for the tradional party of the exchange of greetings in occasion of the forthcoming festivites. With the participation of the Coro Voci Bianche Colli Fiorentini directed by Maestro Silvia Lotti.

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Un invito da raccogliere vista l’importanza del momento e, come ben sottolineava l’avv. Federico Frediani presidente della “Tuscan American Association”: “E’ significativo parlare dello sforzo commerciale che lega U.s.a.–Italia, ben compensato dalla professionalità e competenza che unisce queste due nazioni. Si pensi inoltre alla celebrazione annuale che avviene in occasione del 4 luglio, la “Festa Nazionale degli Stati Uniti d’America” in luoghi altamente raffinati, vicino ai lussureggianti colli italiani, commemorando l’adozione della Dichiarazione d’Indipendenza nel 1776, con la quale 13 colonie si distaccarono dal Regno Unito di Gran Bretagna.

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Le nostre attività assai variegate sono ben percepite dal territorio…pensiamo all’Welcom Day, alla Fest Evening ed ancora a tanti altri incontri che abbiamo organizzato e organizzeremo. Una cosa che mi preme evidenziare è il particolare ringraziamento che volgiamo alla Farmacia S.Maria Novella di via della Scala che ci accoglie regolarmente per le nostre riunioni, nonché gli incontri che si terranno a Firenze in occasione del settantennale della Liberazione, avvenuta come noto nel 1944: appuntamenti che faremo in collaborazione con la Regione, il Comune ed il Consolato degli Stati Uniti d’America.

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Ricorderemo le numerosissime opere d’arte salvate dall’ufficiale Frederick Hartt: persona degnissima che, trasferitosi poi a Firenze, divenne un grande studioso d’arte compiendo studi dettagliati su Michelangelo. Morto negli anni ’60 riposa ora alle “Porte Sante” di Piazzale Michelangelo, lo ricordiamo con gran affetto. E qui termino aggiungendo una chicca: contiamo di avere presto tra noi il celebre attore George Clooney, che nel film “Monument’s Men “ parla appunto dei fatti menzionati poc’anzi. La pellicola già presentata a Berlino, sarà proiettata in anteprima in inglese qui a Firenze alla presenza del divo.”

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E’ inevitabile a questo punto pensare a quegli americani, alti, belli e disarmati che nella ‘Liberazione’ con buona cioccolata in tasca e chemin-gum , incontravano bambini e curiosi. Quanto a Clonney… il fatto che le italiane gli piacciono…beh, non è poco!

Riprendeva poi Frediani ricordando il gemellaggio che avverrà a breve tra Fiesole e Beverly Hills, sottolineando i valori sociali che li accomuna e ribadendo che la Tuscan American Association ne è buona partecipe, in grado di tenere alti soprattutto i principi della beneficenza, cultura e dell’infanzia.

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Tra i presenti anche i sindaci della nostra zona, seguiva quindi il debutto in società d’una piccolina dagli occhi meravigliosi che si sbizzarriva non poco, raccogliendo i sorrisi di tutti i presenti. E dopo la distribuzione delle belle magliette donate appositamente, seguiva il suggestivo coro Voci Bianche Colli Fiorentini con varie ninne-nanne, con poi quel delizioso refrain… “e’ natale negli occhi d’un bimbo, negli occhi degli anziani, nei muri delle strade…cancella il tuo rancore’. Di gran suggestione l’Ave Maria cantata in varie lingue e, veramente stupendo, un brano del ‘500 eseguito a tre voci, con ancora le note di John Lennon per “La luce nel mondo”, sino alla scampanellata gioiosa per Jingle Bells.

E per finire un raffinatissimo party da mille tartine, “l’una tira l’altra!”

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Carla Cavicchini

IL MONDO E’ UNA FAVOLA

                                           FAVOLE DI OGNI GIORNO

        Del bel libro di Giampiero Pierotti due sono le cose che colpiscono: il titolo, poiché la favola ha un alto valore educativo che si perpetua anche nell’adulto e poi quelle maschere, bellissime, enigmatiche, col rosso passionale, nero sinuoso e volto virginiale, che ci trasportano – perché no? – verso Pirandello, grande scrittore siciliano capace di analizzare le doppiezze con tutti quei meccanismi psicologici in cui l’essere umano, nevrotico, è vittima della condizione borghese, e che difficilmente si libera. Noi pensiamo che la felicità si possa raggiungere col benessere sociale, lo status…, i valori sono altri, e qui, collegandomi all’aspetto favolistico, cito Gianni Rodari:”La fiaba serve soprattutto alla formazione della mente, aperta in tutte le direzioni possibili”.

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Grandi scrittori sono stati Perrault, I fratelli Grimm, Cristian Andersen, ove è facile contrapporre la vena crudele ma anche l’introspezione. Le ‘fabule’ di natura migratoria viaggiano nel tempo e nello spazio attraverso secoli e continenti, ma anche livelli sociali. Spesso i destini dell’uomo vengono presentati in chiave magica e racchiudono innumerevoli sfaccettature, fornendo istruzioni per vivere. E la morale è che nascendo dal popolo esse rispecchiano la realtà del mondo che, soprattutto per i più deboli, è spesso ingiusta.

Citando nel volumetto le illustrazioni di Fremura, qual esponente degnissimo, Pierotti mi racconta che inizialmente sulla copertina voleva mettere gli animali, la scelta poi è caduta diversamente e, francamente, è un bel risultato. Secondo me egli animando il falco, il pollo, corvo, gallo, pappagallo, pavone è riuscito perfettamente ad entrar nel linguaggio dei pennuti, animali parlanti, sensibili, battaglieri, intellettuali a modo loro che, imperterriti, proseguono nel cammino verso la giustizia. E, dal momento che non siamo in tribunale, domandiamoci se quest’ultima fa il paio con la verità.

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Il lato umano. Eccolo, vien fuori prepotente, in maniera schietta, come del resto è l’amico Pierotti, e ben si accompagna a quello splendido puledro, purosangue, che grazie alla conoscenza fortuita con un asino – quest’ultimo gli cede il potere d’abbeverarsi per primo – gli propone di farla finita d’essere ‘brocco’, d’entrare nella sua scuderia e di rifarsi il look. “Troverai un luogo elegante, ed una buona organizzazione lavorerà per te…e..” Un ‘e’ che terminò a metà mentre il buon asinello riflettendo sui lavori nei campi da ultimare….”Bisogna conoscere i nostri limiti, dai voi è tutt’immagine ed io non sono molto fotogenico. Quanto alla correttezza, sento troppa aria falsa nelle vostre partenze ed arrivi e quindi ti lascio trofei, coppe e lotterie, preferendo l’amato lavoro seppur a testa bassa. Sono un animale da soma e ne sono fiero, e la mia virtù – mi viene L’uomo, la bestia, la virtù – vale più delle tue mille medaglie e distintivi che ti porti appresso, in quanto la vera ricchezza è il mio operato sulla madre terra.”

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Questo toscano della provincia di Pisa nel mentre mi racconta della sua prossima avventura “di parola” …”E’ dall’ 85 che scrivo favole, tutto nacque da un evento negativo e quindi misi penna su carta. Sono andato e vado tuttora nelle radio pisane e non solo, anche in altre regioni, a leggere le mie favole, riuscendo a creare anche effetti speciali con i miei dischetti. Sono stato chiamato alla Rai, all’estero, da Radio Melody, Buenos Aires, Argentina…e tutto è anche on-line: settimanalmente vengono fatte traduzioni in spagnolo, inglese, francese. Ho lavorato anche con la Dante Alighieri di Cordoba in un rapporto interdisciplinare tra alunni ed insegnanti e ringrazio di cuore questo progetto voluto dal “Circolo Toscano di Cordoba” e la responsabile Mariela Manzoli.

Prosegue l’ex muratore…” Questo libro, ritenuto un progetto importante per la lingua italiana nella città di Rodeio in Brasile, ha coinvolto due scuole e ottocento ragazzi traendo buone ispirazioni dalle mie storie tanto che la Regione – e quindi non solo questa – si è interessata, il sindaco si è complimentato, hanno fatto un video, ed un abbraccio lo mando a Laura Frainer Scoz – la famiglia è del Trentino – insegnante nonché ideatrice di tutto.

E l’Italia ti chiama?  “Come no! Alla scuola elementare di Pisa vado regolarmente, alla Fibonacci che è una media hanno fatto un lavoro teatrale :“A modo nostro le morali non dette”. Guarda che il mio rapporto con loro è continuativo…ovvia, ci devi credere, come devi credere che tutti gli alunni hanno fatto oltre novemila disegni sul tema!”

Perché fai questo?  “Perché mi piace, è una passione, è bello, si tocca l’etica delle cose attraverso lo stimolo dell’osservazione soprattutto verso i problemi della società. Io ‘animo’ la penna, il libro…

Qualcuno prima di lui, il Collodi, da un ciocco di legno, creò la fiaba universale.

Ovvia Carla, mica mi vorrai paragonare a Lorenzini, al Collodi…”

    Oh spierotti 2enti Giampiero, a me piace come scrivi e tu lo sai che non sono tipa da troppi salamelecchi. Facevi il muratore, giusto? Orbene la tua calce adesso cementa muri di parole.

 Carla Cavicchini –

mail : cavicchini@tin.it   –  www.paomaplica.it

Zio Vanja

LA MONOTONIA DELLA VITA Affrontata da un grande Michele Placido con uno stupefacente  Sergio Rubini per:

                                                                ZIO VANJA

             Un testo forte, di grande impatto è quello presentato al teatro “Del Popolo” di Castelfiorentino il 22 e 23 gennaio. Lo spettacolo, veramente bello, riusciva a rapire il pubblico presente – teatro sempre esaurito – grazie alla maestria degli attori per “Zio Vanja” valente testo di Cechov.

Rubini, nel ruolo dello ‘zietto’, è stato sorprendente per l’alta presenza scenica, per la capacità di dialogo e per quel porsi di fronte al pubblico, in un modo tutto suo, capace di catturare le persone con quella mimica forse un pò strampalata eppure così coerente al suo modo d’essere.

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Il protagonista è uomo innamorato e non ricambiato, sconfitto dalla vita per l’impotenza d’andare avanti, con tutta quella nenia che ciclicamente attanaglia le sue giornate. E allora beve, beve per affogare nell’alcol la sua tristezza, in quanto cosciente d’aver visto evaporare le proprie speranze.

Comico, altamente ironico, sarcastico, vive la vita con rassegnazione non riuscendo neppure ad uccidere con la pistola – ma lo vuole veramente? – suo cognato Serebrijakov . Quest’ultimo – interpretato da Michele Placido – è un uomo anziano, pieno di acciacchi nonché inviperito per il trascorrere degli anni, il cui unico conforto è quello d’aver sposato una moglie giovane e bella. Ma è anche senza scrupoli: da qui il livore di zio Vanja.

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In un carosello cechoviano si dipanano anche altri personaggi, quali il medico, anche lui altamente incisivo, le fanciulle, così essenziali nei loro lunghi vestiti ottocenteschi che calcano il palco non certamente in maniera anonima, e la cara nonnetta che, col suo bagaglio di conoscenze, continua a cucire la stoffa e forse la vita.

La tensione sale alle stelle nel finale – forse ancora di più nei loro rincorrersi a mò di parapiglia – quando la fanciulla dai lunghi capelli, anche lei in cerca di certezze ma ormai piegata dal destino, teneramente si rivolge a Vanja che cattivo non è mentre…” Che fare? Bisogna vivere! Noi vivremo, zio Vanja. Vivremo una lunga, lunga sequela di giorni , di interminabili sere. Sopporteremo pazientemente le prove che ci manderà la sorte. Faticheremo per gli altri, adesso e in vecchiaia, senza conoscere tregua. E quando verrà la nostra ora, moriremo con rassegnazione e là, oltre la tomba, diremo che abbiamo patito, pianto, sofferto amarezza.

Anche se non sono parole che certamente inneggiano alla vita, bisogna riconoscere nell’opera di Cechov – non è la più conosciuta – l’alta sottigliezza di questa infelicità che pervade tutto, con quel senso di decadenza opprimente, il tutto sotto la maestosa regia di Marco Bellocchio.

Carla Cavicchini