L’ETERNO GIOCO
Se un po’ di bambino c’è in ognuno di noi, è giusto visitare la mostra “La trottola e il robot tra Balla, Casorati e Capogrossi “ al Palp, interessante spazio espositivo in quel di Palazzo Pretorio a Pontedera.
Logico pertanto parlare del gioco anche in funzione di molti pedagogisti quali le sorelle Agazzi, epoca 1866, che invitavano i bimbi a portare i loro giochetti, tipo sassolini, legnetti ed altro, tutto ben etichettato, facendo nascere all’interno della scuola “Il Museo delle cianfrusaglie”.
Questo in funzione del gioco che attivava esercizi sensoriali nonché di educazione all’immagine, per un buon sviluppo intellettuale capace di stimolare sensi, esplorazione, curiosità ed apprendimento. Le educatrici inoltre, dando valida importanza al concetto dell’ordine, ne acilitavano la buona funzione mentale e morale quale forma di responsabilità nei confronti del fanciullo, “germe vitale”, facendolo diventare poi adulto in maniera consapevole e ben educata.
E se Frobel – quello delle ‘maestre giardiniere ‘- considerato uno dei pilastri della pedagogia contemporanea, vedeva nei giochi la strada maestra per lo sviluppo delle condizioni motorie, cognitive e sociali, considerava i ‘doni’ altrettanto basilari per comprensioni logiche, d’intelletto e manuali.
Quale tipo di doni? Quelli prevalentemente didattici di tipo geometrico – palla, cubi – nel buon contesto del ‘verde’ tramite coltivazione dei fiori ed ortaggi, nel pieno rispetto dei ritmi della natura.
Ma entriamo adesso nel vivo del percorso capace di fondere arte e design da metà ‘800 sino al 1980 alla ricerca d’oltre 120 opere in cui trovano posto le amate bambole, cappe e spade, trottole, cavalli ed altro ancora, rendendo estremamente vivo il mondo dei vecchi balocchi, provenienti per lo più dalla capitale. I profumi non ci sono, tuttavia si trova posto anche per gli adulti grazie a quei robot colla loro lineare plasticità, luogo di culto per metafisici e futuristi, con firme prestigiose come Fortunato Depero.
Depero, ricordiamolo, era un esponente di punta del Novecento per la sua visione innovativa nel design, pittura ed illustrazione, con risultati destinati a rimanere nel tempo. Gli automi ‘giocano ‘ meccanicamente sull’ambivalenza “umano-manichino” mettendo in luce risvolti altamente drammatici, beffardi, ironici ( vari i linguaggi d’ognuno di noi …) in un collegamento vero! e non virtuale, con l’ambito di ricerche nella biorobotica per mano del prestigioso istituto “Sant’Anna di Pisa”.
Firme illustri si affacciano tra oggettistica varia quali stampe, quadri e manifesti, fermo restando il concetto che, al passo dei tempi, inevitabilmente, tutto trasforma, tutto cambia. D’obbligo qualche nome altisonante e quindi ci piace citare Casorati, Zandomeneghi, Boccioni, De Pisis, De Chrico, Balla con buon rispetto di tutti gli altri artefici pure loro di tematiche d’infanzia.
Che tutto sia simbologia? Pensiero onirico? Beh…lasciamo parlare i piccoli protagonisti vivacissimi alla vista del mondo circense con tanto di marionette, nel loro interrogare e smontare rintracciandone la forza operativa nella fabbricazione del nostro essere adulti.
Le varie sequenze che vanno dalla ‘casa’ – rappresentazione spazio interno – configurandosi poi con l’educazione infantile, porta più tardi verso “il gioco all’esterno” predisponendo il piccolo alla visione di un mondo nuovo, mentre “Giochi senza età” amplia l’apprendimento e successive facoltà critiche verso l’azione dello “spazio-tempo”.
Una mostra indiscutibilmente da non perdere ( sino al 22 aprile Info: 0587 – 46.84.87 ) se non altro per quei ‘Pinocchi’, 2011 – Collezione privata – che non poco si rifanno a manichini e l’arredamento della “Industria Veneziana Mobili Laccati” tramite “Stanza di Pinocchio” del 1928 con tanto di lampadario a tema.
Su questo simpatico pezzo di legno cui sono stati dedicati fiumi d’inchiostro, ascoltiamo il parere d’una curatrice, la dottoressa Daniela Fonti.
“Che dire…la favola di Pinocchio emana un grande fascino, il suo essere marionetta sino a diventare poi bambino vero è una metafora dell’Italia di quel tempo, con le sue mille insidie che si debbono affrontare diventando adulti e, tra l’altro, questa poi è anche la storia della mostra. Parliamo di artisti che hanno rappresentato egregiamente il concetto dell’infanzia in quanto il gioco mette in atto un suo pensiero nel mondo, pertanto ben venga tale allegoria, simbologia, in cui si rispecchia ognuno di noi.”
Qui accanto vediamo dei mobili laccati molto belli e piacevoli da osservare…
“Sì, proprio nel 1920 nacquero fabbriche specializzate per le camerette prendendo in prestito anche i personaggi della Disney quali Biancaneve, ed altro ancora.”
La Bibbia e Pinocchio. Il primo è un testo sacro, il secondo un racconto che appassiona sempre e, non a caso, sono i volumi più letti nel mondo.
“Beh, proprio nella Bibbia c’è la costruzione d’un pensiero religioso dell’uomo che risale alle origini dell’Antico Testamento, il secondo diciamo “che è una figura indovinata” che porta sempre alla rilettura.”
Mistero dei misteri. Siamo tutti dei ‘ Pinocchi ‘ con poca voglia di crescere? Chissà se la fatica ci appartiene…
Carla Cavicchini
cavicchini.press@gmail.com